Il Papa nella Turchia “neo-ottomana” per aprire ponti di dialogo

CITTA’ DEL VATICANO. – Aprire ponti di dialogo affacciandosi da vicino su un Medio Oriente in fiamme.  Il sesto viaggio internazionale di papa Francesco, fino a domenica nella Turchia “neo-ottomana” di Erdogan, Paese che ha lasciato alle spalle la sua anima laica per abbracciare una sempre più forte caratterizzazione musulmana, rappresenta uno snodo-chiave nel pontificato di Bergoglio, intenzionato ad accentuare il ruolo promotore di pace della Chiesa cattolica nelle situazioni anche di più forte conflitto.  Subito dopo il forte appello all’Europa ad uscire dalle secche dei “tecnicismi burocratici” e a ritrovare gli ideali dei fondatori, lanciato dalla tribuna di Strasburgo, il Pontefice argentino parte per la Turchia con nell’ormai proverbiale borsa nera un’agenda nutrita e di forte spessore: sancire la fratellanza con la Chiesa ortodossa di Costantinopoli, tramite l’abbraccio ecumenico al patriarca Bartolomeo nella festa patronale di Sant’Andrea; manifestare la vicinanza alla piccola comunità cattolica locale, nell’ora in cui i cristiani di tutta la regione subiscono l’assalto dell’estremismo islamico; rafforzare i rapporti con le autorità politiche e religiose turche, cruciali per qualsiasi ruolo si intenda giocare nello scacchiere mediorientale. E questo in un momento in cui il Papa non chiude le porte del dialogo neppure ai jihadisti dell’Isis, che seminano orrori e barbarie nei vicini Iraq e Siria: “Io mai dò per persa una cosa, mai. Forse non si può avere un dialogo, ma mai chiudere una porta”, ha detto sull’aereo da Strasburgo. Francesco è tornato su questi temi anche in un’intervista all’israeliano ‘Yediot Ahronot’. In Iraq, ha detto, “vengono compiuti atti barbari e criminali inimmaginabili. Le persecuzioni contro i cristiani sono oggi più gravi che non ai primi giorni della Chiesa”. Per Bergoglio, “il grido dei cristiani, degli yazidi e di altre comunità etniche impone l’adozione di una posizione chiara e coraggiosa sia da parte dei leader religiosi, in particolare di quelli musulmani, sia da parte dei leader politici”. Oltre a ricordare che “l’antisemitismo è un peccato” e che “non puoi essere un vero cristiano se non riconosci le tue radici ebraiche”, Francesco aggiunge: “Condanno con forza ogni genere di violenza nel nome del Signore”, con riferimento alla strage in sinagoga a Gerusalemme. “Dal profondo del cuore – afferma – mi rivolgo alle parti coinvolte con un appello affinché mettano fine all’odio e alla violenza. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un incubo”. La veste di messaggero di pace è quella che Bergoglio indosserà anche in questi tre giorni in Turchia, che si aprono ad Ankara con gli incontri protocollari con le autorità politiche (il Papa sarà a colloquio col presidente Racep Tayyip Erdogan e con il premier Ahmet Davutoglu) e quindi con il Diyanet, il Dipartimento degli Affari religiosi. Proseguiranno poi a Istanbul sabato con le visite al Museo di Santa Sofia e alla Moschea Blu (la stessa dove nel novembre 2006 “pregò” Benedetto XVI), la messa nella cattedrale cattolica e la preghiera ecumenica nella chiesa del Patriarcato ortodosso al Fanar, dov’è previsto anche un incontro privato con Bartolomeo. Quindi domenica 30, la partecipazione alla “divina liturgia” alla chiesa patriarcale e la firma della dichiarazione congiunta con Bartolomeo, con cui tocca l’apice la dimostrazione di amicizia e fraternità ecumenica, partita con la partecipazione – era la prima volta per un patriarca di Costantinopoli – alla messa di insediamento del Papa, ribadita con l’incontro a Gerusalemme nel maggio scorso a 50 anni dallo storico abbraccio tra Paolo VI e Atenagora, e ancora con la partecipazione di Bartolomeo all’incontro di preghiera per la pace in Vaticano con i presidenti di Israele e Palestina, Shimon Peres e Abu Mazen. Intanto, anche per il ministero degli Esteri turco, la visita di papa Francesco sarà “un’opportunità per promuovere il dialogo e la tolleranza tra musulmani e cristiani, così come la possibilità per il Vaticano di rafforzare i legami con la Chiesa ortodossa”, ha detto il portavoce Tanju Bilgic in una conferenza stampa. La questione del “dialogo tra le civiltà, la xenofobia, la lotta contro il razzismo, e gli sviluppi politici nella regione” sono all’ordine del giorno del viaggio, un evento che sarà seguito da 900 giornalisti accreditati. Quanto invece all’automobile che sarà usata dal Papa per gli spostamenti, è stato riferito che il Vaticano aveva chiesto una vettura “modesta”, come una Ford Focus, ma che invece le autorità turche metteranno a disposizione di Francesco un’auto di maggior lusso e blindata, come indicato dal protocollo di questo tipo di visite nel Paese. (Fausto Gasparroni/Ansa)