Ucraina vara alleanza filo Ue e Nato, Iatseniuk premier

Ukraine parliament re-elects Yatsenyuk as prime minister, Groysmanas Parliament speaker

MOSCA. – A distanza di un mese dalle elezioni parlamentari, l’Ucraina vara in parlamento una nuova coalizione filo occidentale di cinque partiti che per la prima volta ha una maggioranza costituzionale (302 seggi su 450), vota un nuovo ‘speaker’ della Rada (il trentaseienne Volodimir Groisman, vicepremier uscente e fedelissimo del presidente Petro Poroshenko) e riconferma il premier, Arseni Iatseniuk, dopo l’inatteso successo del suo Fronte popolare. Sia Groisman sia Iatseniuk hanno raccolto consensi oltre la coalizione, rispettivamente 359 e 341 voti. Per il nuovo governo bisognerà attendere la seconda seduta del nuovo parlamento, il 2 dicembre: pare che i tempi lunghi siano legati alle rivalità sotterranee tra Porosehnko e Iatseniuk, i due alleati-concorrenti del voto. Il programma della nuova maggioranza, che nasce sullo sfondo delle nuove sanzioni europee contro 13 persone e cinque entità coinvolte nelle elezioni dei ribelli dell’est, e’ già nel nome: “Ucraina europea”, a consacrazione del sogno della rivolta del Maidan. Poroshenko e’ stato chiaro: la rotta é quella dell’integrazione europea, con richiesta della membership in cinque anni, e atlantica, anche se il presidente ha escluso un referendum a breve sull’adesione alla Nato. Prima, ha spiegato, occorrono le riforme. In ogni caso, ha ammonito, ”a quelli che dicono che l’Ucraina non sarà mai membro della Nato io rispondo: non spetta a voi decidere, lo decideremo noi”. Poroshenko ha preannunciato del resto la cancellazione dello status di Paese non allineato dichiarato nel 2010: ”Fu un errore, non ci ha consentito di garantire la sicurezza e l’integrità territoriale del Paese”. Sarcastico il presidente sull’ipotesi, sostenuta dalla Russia – ma più o meno apertamente anche da alcuni leader europei – di una federalizzazione del Paese per superare il conflitto nell’est, che continua a mietere vittime, anche civili (oggi una donna e un bambino di 12 anni, uccisi a Donetsk proprio da un missile di Kiev): ”La stragrande maggioranza degli ucraini oggi è a favore di uno stato unitario. Niente federalizzazione, tanti cari saluti a coloro che da est o da ovest ce la consigliano”. Tra le novità proposte, quella di consentire agli stranieri di lavorare in posizioni top dell’amministrazione pubblica, inclusa la lotta alla corruzione. Quindi un monito e una speranza: ”L’Ucraina é nella situazione più pericolosa dai tempi della Seconda guerra mondiale, ma é anche il tempo di grandi possibilità per il cambiamento”. Infine un avvertimento a Mosca: ”La minaccia militare dalla Russia resterà una realtà per molti anni futuri, ma dobbiamo imparare a respingerla”. Ieri sera c’é stata una telefonata, pare lunga e tesa, tra lui e Vladimir Putin, ma fonti ufficiali russe e ucraine negano che il leader del Cremlino – come riporta il sito ucraino The Insider – abbia minacciato di lanciare un’offensiva militare nell’est ucraino se Kiev non rinuncia a Nato e Ue e non riconosce le repubbliche separatiste. A tenere alta la tensione ci ha pensato in ogni caso Iatseniuk: ”Il Paese é in guerra. L’invasione militare russa non é altro che un attentato alla nostra integrità territoriale e alla nostra indipendenza, un tentativo di distruggere l’Ucraina. Il 2015 sarà ancora più difficile del 2014. Andiamo, al lavoro”, ha arringato i deputati. La prima seduta è iniziata con i parlamentari che hanno cantato l’inno nazionale insieme a un coro folcloristico e reso omaggio con un minuto di silenzio ai ‘cento celesti’, i manifestanti del Maidan uccisi dai cecchini a febbraio. Poi si e’ persino cambiata la prassi costituzionale per la cerimonia di apertura della Rada, affidata al presidente uscente, Oleksandr Turcinov, anziché al deputato più anziano, Iukhim Zviaguilski: sgradito perché accusato dalla stampa d’avere contatti con i ribelli a est ed ex alleato di Viktor Ianukovich, il presidente rovesciato dalla rivolta di Maidan. (di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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