Crollano le Borse del Golfo, il petrolio spaventa i listini del mondo

166th OPEC Conference in Vienna, Austria

 

ROMA. – Domenica nera per le Borse delle monarchie petrolifere del Golfo. Il mancato taglio delle quote di produzione di petrolio da parte dell’Opec ha zavorrato i listini con crolli fino a oltre il 6%, gettando una lunga ombra sulle piazze del resto del mondo, dove già venerdì avevano fortemente sofferto i titoli energetici. Le piazze arabe hanno avuto due giorni di tempo per “digerire” il no dell’Opec al taglio, vista l’abituale chiusura nei giorni del venerdì e del sabato. Ma le 48 ore non sono state sufficienti a stemperare la preoccupazione per i conti dei Paesi produttori, che vivono praticamente solo di petrolio. E così, malgrado le spalle larghe del bilancio dell’Arabia Saudita, che è stata la principale artefice del mantenimento dello status quo, a Riyadh l’indice Tadawul ha lasciato sul terreno il 4,8%, dopo essere sceso a un minimo di seduta in flessione del 6,3%. La piazza più pesante è stata però l’Oman, dove il Msm 30 è crollato del 6,2%, seguito dal Dfm di Dubai (-4,7%) e dal QE del Qatar (-4,3%). Più contenuto il ribasso ad Abu Dhabi (-2,6%). Il titolo Sabic, uno dei più grandi produttori del mondo, a Riyadh è precipitato del 10%: nel ciclone è finita anche Amanat, una matricola del settore sanitario che proprio nel giorno del debutto ha perso il 12% a Dubai. “Gli investitori – commenta con l’agenzia Bloomberg Ali Khan, analista di Bgr Asset Management – temono che il petrolio possa rimanere ai livelli attuali, cosa che avrebbe un impatto negativo sulle entrate dei Paesi, creando venti contrari alla spesa pubblica”. Il greggio, infatti, che già da mesi aveva innescato la retromarcia a causa del calo dei consumi e della sovrapproduzione mondiale, nel giro di 24 ore è crollato del 6% scendendo sotto la soglia dei 70 dollari. Un prezzo che non consente sonni tranquilli, dal momento che, per esempio, l’Arabia ha programmi di spesa per oltre 500 miliardi di dollari, che, secondo Deutsche Bank, necessitano di un greggio ad almeno 99 dollari per essere sostenuti. Al di là delle difficoltà nelle quali si trovano i Paesi produttori, l’attesa, adesso, è comunque per l’apertura delle piazze asiatiche, cui seguiranno quelle europee e, infine, Wall Street. Ma anche per le quotazioni del petrolio, che riaprono in nottata in Asia. Venerdì i titoli legati al petrolio sono precipitati un po’ dappertutto, lasciando sul terreno una bella fetta di capitalizzazione.

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