Matteo Renzi spinge sulle riforme e gioca la carta delle 5 stelle

Renzi, alternativa non altra sinistra ma destra Le Pen

 

ROMA. – Matteo Renzi, stretto nella morsa tra le tensioni della minoranza Pd e le diffidenze di Silvio Berlusconi, non molla la presa sulle riforme e rilancia non escludendo possibili contatti con la pattuglia, sempre più numerosa, dei delusi del Movimento 5 stelle. Un estremo tentativo, si ragiona in ambienti di governo, per far capire a tutti che la strada tracciata non si può mettere in discussione rispetto a calcoli di piccolo cabotaggio politico. Una risposta indiretta alle preoccupazioni del Cavaliere rispetto al fatto che il processo accelerato delle riforme porti il Paese dritto ad elezioni anticipate. Niente di tutto questo, si rilancia dalle parti di Renzi. Anzi, l’unica garanzia per chiudere la legislatura nel 2018 è proprio la spinta delle riforme: in primo luogo perchè il cuore del programma di questo governo è rappresentato proprio dalla modifica sostanziale dell’architettura del sistema, in seconda battuta perchè la credibilità dell’Italia verso l’Europa è rappresentata dagli impegni presi in questo settore, impegni a cui guardano con attenzione i leader dell’Unione, da Angela Merkel a Francois Hollande. Ma c’è anche un altro aspetto che in ambienti della maggioranza vicini al governo non viene sottovalutato e cioè la forte spinta di Giorgio Napolitano per una agenda di riforme seria e articolata. In questo quadro, l’uscita di scena anticipata dell’inquilino del Colle non potrebbe essere accompagnata nel modo migliore se non attuando queste riforme. Tutto il resto rientra nella tattica politica. Se Silvio Berlusconi attacca sul Quirinale lo fa soprattutto per motivi interni al suo partito – è la convinzione – per rimarcare una leadership messa in difficoltà. Ma oltre un certo punto non può andare neanche lui – è l’avvertimento – perchè c’è un patto, quello del Nazareno, sottoscritto con Renzi e al quale il presidente del Consiglio non intende rinunciare per nessun motivo. Con i suoi il premier parla di “Commitment”, un impegno strutturale che non ha alternative. Tanto da estenderlo a tutti quelli che , nella maggioranza e non, possono essere interessati. Compresi i 5 stelle in libera uscita rispetto ad una leadership del movimento che sta facendo un passo indietro. In sintesi tutti i dissidenti e i delusi dalla strategia grillina che potrebbero convintamente convergere su un serio pacchetto di riforme: Dal jobs act alla legge elettorale, alla riforma del Senato. Un pacchetto che plasticamente basta e avanza per dimostrare – si sottolinea- che si sta facendo sul serio, con il riconoscimento dell’Europa. Certo – si ragiona in ambienti parlamentari- qualora emergesse l’impossibilità seria ad andare avanti (anche se i numeri – con o senza Berlusconi – non prevedono questa possibilità) cadrebbero anche le ragioni di questo governo. E sicuramente, l’extrema ratio delle elezioni anticipate non spaventerebbe i vertici dell’attuale Esecutivo, anche con una riforma elettorale a metà. (di Giuseppe Tito/ANSA)

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