Mafia Roma: business immigrati, pressioni sui politici

Mafia: 28 arresti a Roma, anche Mancini e Carminati

ROMA. – E’ sul Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Castelnuovo di Porto, vicino a Roma, che si scatena pochi mesi fa un’instancabile attività lobbistica del gruppo di Massimo Carminati. Pressioni sui politici, deputati Pd e Pdl, e anche un incontro di Salvatore Buzzi col Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, favorito da un colloquio con Gianni Letta. Un caso paradigmatico della rete di rapporti e relazioni di Mafia Capitale, così come emerge dalla mole impressionante di carte dell’inchiesta della procura di Roma. Nell’informativa del Ros ci sono i contatti con la politica, con le istituzioni, con gli imprenditori e con la stampa. L’organizzazione voleva la gestione del centro e dopo aver perso l’appalto per l’intervento del Tar cerca di recuperare terreno incontrando con Salvatore Buzzi il prefetto di Roma. E’ il marzo di quest’anno e per arrivare a Giuseppe Pecoraro il ras delle cooperative incontra l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. Nel contempo si rivolge a parlamentari del Pd e del Pdl, all’ex assessore di centrosinistra della Regione Lazio e viceprefetto Paola Varvazzo e al direttore del quotidiano ‘il Tempo’ Giammarco Chiocci. Quasi sempre a muoversi è Buzzi, conosciuto a destra e a sinistra per la sua attività del sociale. Ma con Chiocci entra in scena Carminati in persona. Un vero e proprio tourbillon si scatena secondo i carabinieri intorno all’appalto per il Cara. Il consorzio Eriches 29 di Buzzi – parte della holding Mafia Capitale, per i magistrati – vince la gara nel 2013 ma i francesi di Gepsa che già gestivano il centro fanno ricorso e ottengono dal Tar la sospensione dell’appalto. L’ossessione di Buzzi diventa far uscire sulla stampa che il giudice Linda Sandulli, autore del provvedimento, ha un conflitto d’interessi per una quota in una società che fa manutenzione al Cara. Per questo cerca di ottenere – senza successo – un’interrogazione parlamentare da Micaela Campana e Umberto Marroni del Pd. Entrambi negano di aver fatto alcunché e l’interrogazione non viene presentata. Buzzi vuole anche articoli favorevoli sulla stampa e contatta Valeria Di Corrado del ‘Tempo’, che scrive alcuni servizi sul caso. Il direttore del quotidiano Chiocci addirittura incontra Carminati nello studio del suo legale. Un'”eccezionale momento di interazione esterna” per Carminati, secondo il Ros. Ma il braccio destro del capoclan ottiene informazioni sul giudice Sandulli e le sue quote nella società da Paola Varvazzo, viceprefetto e poi per sole due settimane assessore del Lazio con Nicola Zingaretti. “Ho una bomba”, dice Varvazzo a Buzzi in una conversazione. Il pressing non basta e l’appalto – tra i due litiganti – finisce alla cooperativa Auxilium. E nella variegata ed impressionante rete di contatti della cupola spuntano oltre ad esponenti di destra e di sinistra anche due storici ultrà capitolini: Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, leader della curva della Lazio e Mario Corsi, detto Marione, ex Nar, giallorosso e conduttore radiofonico. IL primo è indicato dagli inquirenti come un capo della malavita di Ponte Milvio. Corsi invece mise in contatto, secondo il Ros, il marito di Rosella Sensi, ex presidente della As Roma, Marco Staffoli con l’organizzazione. Per gli affari non si guardava né al colore politico, né alla fede calcistica. (di Luca Laviola/ANSA)