Nuovo esame per i conti dell’Italia. Eurogruppo su Legge Stabilità

Renzi-Padoan

BRUXELLES. – Nuovo esame per i conti italiani, dopo il declassamento del rating deciso da Standard and Poor’s: i giudizi preparati dalla Commissione europea sulla Legge di Stabilità finiscono ora sul tavolo dell’Eurogruppo che lunedì ne discuterà in una riunione ‘ad hoc’ convocata per la mattina, prima di quella regolare prevista nel pomeriggio. Il confronto tra i 18 ministri si annuncia serrato: il fronte dei Paesi che non ha digerito il ‘rinvio’ a marzo concesso a Italia, Francia e Belgio è ampio e pronto a dare battaglia perché i tre si impegnino a fare nuovi sforzi in vista dell’esame in primavera. L’Eurogruppo non avrà solo una discussione informale ma adotterà anche delle conclusioni sulle leggi di stabilità. E la decisione dell’Agenzia di Rating, che evidenziava l’alto debito e la bassa crescita, non avrà certamente alcun impatto. “Il governo ha approvato il Jobs act e abbiamo grande fiducia in una finanziaria che per la prima volta è espansiva: ci sono 18 miliardi di tagli sulle tasse”, ha spiegato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti. ”Noi abbiamo grande fiducia nelle riforme e in quello che stiamo portando avanti con il governo. Guardiamo avanti” ha aggiunto. Una approccio sereno, nonostante gli strali che arrivano da esponente dell’opposizione, che non fa cambiare strategie al governo: niente manovre ne’ allentamento delle regole di finanza pubblica, come il tetto del deficit al 3% sul quale il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha impostato parte della sua strategia in Europa. A Bruxelles, nell’Eurogruppo, il focus della riunione, spiegano fonti, sarà sui Paesi le cui manovre 2015 rischiano il ‘non rispetto’ del Patto di Stabilità. Quindi Belgio, Spagna, Francia, Italia, Malta, Austria e Portogallo. Di questi solo a Francia, Italia e Belgio la Commissione ha chiesto qualche ‘piccolo’ sforzo in più entro marzo, quando farà una nuova valutazione dei progressi. Per la Francia, valuterà il suo percorso di rientro sotto il 3% di deficit, mentre per Italia e Belgio valuterà gli sforzi strutturali che conducono al rispetto della regola del debito, al momento violata. Un tema, quello del debito, sul quale richiamava l’attenzione anche S&P ma sulla cui sostenibilità aveva ieri rassicurato proprio il ministro Padoan. Alcuni dati dell’Adusbef, poi, sottolineano come in Italia il debito rimane solo il piccola parte in mano ai non residenti: il 35,2% contro il 62,4% della Germania e il 62,9% della Francia. Ora in Europa ci sono però molti Stati, e non solo i soliti ‘falchi’ del Nord ma anche quelli che hanno dovuto accettare di sottostare ad un rigido programma di aiuti come Grecia, Spagna, Cipro, Portogallo e Irlanda, che vogliono dai tre ‘rimandati’ impegni chiari da adottare prima di marzo. Devono cioè chiarire come intendono rispettare le regole del Patto, consapevoli che se non seguiranno la loro tabella di marcia, la Commissione potrebbe aprire in primavera una procedura sanzionatoria. Soprattutto sulla spinta dei Paesi critici che non accettano trattamenti più favorevoli a loro negati. La decisione della Commissione di rinviare a marzo eventuali sanzioni, è stata fortemente criticata anche dal Parlamento europeo: la commissione economica ha attaccato il commissario Pierre Moscovici che difendeva la nuova linea dell’esecutivo Juncker, più favorevole al dialogo che alle sanzioni. Ma molti eurodeputati accusavano la Commissione di aver usato con i tre Paesi uno standard diverso da quello usato con altri, nonostante le regole siano però le stesse di prima. Nell’Eurogruppo del pomeriggio si affronterà invece un tema caro all’Italia: incentivi per fare le riforme, ovvero l’idea lanciata dal presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem l’anno scorso. Tutto parte dalla difficoltà che hanno i Paesi a fare le riforme strutturali che la Commissione indica nelle raccomandazioni a maggio. L’idea che discuteranno è di concedere, ai Paesi che attuano le riforme, 1-2 anni in più per raggiungere gli obiettivi di bilancio. Ma anche su questo tema il dibattito è aperto: alcuni non sono d’accordo con l’idea di dare ‘aiuti’ per fare qualcosa che gli Stati stessi dovrebbero avere interesse a fare. (di Chiara De Felice/ANSA)

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