Dietrofront alla Camera, meno poteri al Senato

L. stabilità: Camera, ok a Manovra, va al Senato

ROMA. – La Camera toglie al futuro Senato quei poteri che Palazzo Madama aveva inserito nel testo del governo: così si può sintetizzare il voto della commissione Affari costituzionali della Camera sugli emendamenti al primo articolo della riforma del bicameralismo. Un voto bipartisan, con la minoranza del Pd che è stata tra i proponenti della modifica delle norme che invece la stessa minoranza del Pd, in Senato, aveva chiesto ed ottenuto di inserire nel ddl Boschi. Dopo alcuni giorni di stallo, per cercare le intese su una serie di nodi irrisolti, specie a causa degli emendamenti della minoranza Pd, oggi la Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio ha preso di petto uno di questi nodi: il primo articolo del ddl, quello che supera l’attuale bicameralismo, e che assegna al Senato il ruolo di rappresentare le Regioni. Su questo articolo il governo aveva dovuto subire a luglio delle modifiche al proprio testo, allorché a Palazzo Madama passarono degli emendamenti della minoranza Pd (Vannino Chiti, Corradino Mineo, ecc) e dei dissidenti centristi (Mario Mauro, Tito Di Maggio) che attribuirono al futuro Senato delle Regioni la competenza legislativa sui temi etici (articoli 29 e 32 Costituzione). Ma alla Camera il ministro Maria Elena Boschi ha trovato un emendamento della minoranza Pd (prima firma Andrea Giorgis) che ripristinava il testo originario del governo. Per altro, proposte simili erano state presentate da tutti gli altri gruppi. E’ stato quindi approvato un emendamento di sintesi, scritto dai due relatori Francesco Paolo Sisto (FI) ed Emanuele Fiano (Pd) con un voto trasversale. Eliminato anche un altro potere introdotto a Palazzo Madama, quello di “controllo e valutazione delle politiche pubbliche”. Il che implicava che il Senato avrebbe “controllato” le leggi approvate dalla Camera e l’attuazione da parte del governo, al quale però non dà più la fiducia. Ipotesi che è stata considerata “un controsenso”. Soddisfatta il ministro Boschi che ha parlato di “buon lavoro oggi in Commissione alla Camera sulla riforma”. La “correzione è giusta” ha detto, sottolineando che si ritorna al testo del governo. E unanime è stato il giudizio degli altri gruppi, da Dorina Bianchi (Ncd), presentatrice di uno degli emendamenti, alla minoranza Pd di Montecitorio che con Giorgis parla di “piccolo ma significativo passo avanti”. Negativa, invece, la valutazione dei senatori che avevano proposto e ottenuto le modifiche nella precedente lettura, da Corradino Mineo a Mario Mauro e Vannino Chiti. “Mi cadono le braccia” dice quest’ultimo. Mentre Mineo contesta il fatto che così facendo il nuovo Senato diventerà di fatto solo una Camera nelle mani dei partiti regionali”. Cosa che dopo lo scandalo di “Mafia Capitale” è a dir poco “inquietante”. Il problema ora è se questa modifica cambierà di nuovo o verrà confermata a Palazzo Madama, nel prossimo passaggio parlamentare, ma la Boschi invita a non preoccuparsi. Da segnalare il voto di FI concorde con la maggioranza e la presenza dei suoi deputati a tutte le riunioni in cui si sono decisi gli emendamenti (presente Massimo Parisi, deputato vicino a Denis Verdini). Mentre il Cav al telefono a Palermo avverte: noi abbiamo aderito al patto del Nazareno perché i nostri programmi sono identici a quelli di Renzi. Martedì giornata decisiva sia sulla riforma del bicameralismo, sia su quella elettorale all’esame della commissione Affari Costituzionali del Senato. Alla Camera si voterà l’articolo 2, sulla composizione del futuro Senato, su cui ci sono diversi emendamenti della minoranza Pd. In Senato, Anna Finocchiaro, relatrice alla riforma elettorale, presenterà gli emendamenti con la nuova versione dell’Italicum. (di Giovanni Innamorati/ANSA)

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