Merkel, riforme insufficienti. Governo, pensi alla Germania

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ROMA.- Le riforme in Francia e in Italia sono insufficienti. La cancelliera tedesca Angela Merkel entra a gamba tesa contro i due grandi Paesi Ue che, grazie all’impegno sulle riforme, hanno ottenuto di non ridurre il deficit. Ma dall’Italia arriva subito una replica. Piccata. Che affonda il coltello nella piaga della crescita tedesca. ”Forse la Cancelliera Merkel – dice il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi – potrebbe concentrare la sua attenzione sulla domanda interna, sulla mancanza di investimenti o sugli squilibri della bilancia dei pagamenti tedesca. Sarebbe un contributo importante all’Europa”. Insomma ”la logica dei compiti a casa è finita”. E soprattutto ”basta pagelle”. Sintetizza in serata il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio al Tg1: ”Ciascuno metta ordine in casa propria prima di guardare nella casa degli altri”. Il debito italiano – dice – ”è sostenibile”, mentre ”l’eccesso di surplus tedesco crea problemi agli altri”. Il botta e risposta arriva per l’Italia dopo il declassamento da parte di Standard and Poor’s ma soprattutto alla vigila di un importante riunione dell’Eurogruppo. E’ l’ultima riunione dei ministri dell’Economia del semestre italiano e dovrà dovrà dare il via libera ‘politico’, dopo l’ok della commissione Ue, alle manovre dei Paesi alle prese con la crisi. La Commissione europea – ha sostenuto la Cancelliera nell’intervista data all’edizione domenicale del quotidiano Die Welt – “ha stabilito un calendario secondo il quale Francia ed Italia dovranno presentare ulteriori misure. Questo è giustificato perché i due Paesi stanno attraversando effettivamente un processo di riforme. Ma la Commissione ha ribadito anche che quanto presentato sul tavolo fino ad ora non è sufficiente. Parere che io condivido”. Sulla richiesta di fare di più – e sembra un paradosso – questa volta, la Merkel potrebbe trovare alleati anche Paesi che nel passato hanno dovuto sottostare a un rigido programma di aiuti – dalla Spagna alla Grecia, dal Portogallo all’Irlanda – che chiedono impegni chiari da adottare entro marzo. Ma certo il confronto avviene in un contesto cambiato. Nel semestre a guida italiana i concetti di rigore e stabilità dei conti sono stati sostituiti da quelli di crescita e riforme strutturali. E proprio l’impegno in una decisa attuazione delle riforme in corso è stato richiesto in cambio di una limitata flessibilità sui conti. L’Italia è ora impegnata a dare attuazione al Jobs Act. ”Partiamo subito con contratto a tutele crescenti e nuova Aspi: i decreti saranno pronti entro trenta giorni”, ha assicurato il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. Una accelerazione è prevista anche sul fisco, con importanti norme che daranno certezza alle imprese sul fronte dell’abuso di diritto e delle sanzioni penali. Poi ci sono le riforme istituzionali, quelle sulla giustizia e la scuola. Le riforme – ricorda Gozi alla cancelliera – ”hanno ricevuto un coro internazionale di apprezzamenti, dal Presidente degli Stati Uniti Obama al Fondo Monetario” e ”dispiace” che non la pensi così la Merkel. Al quale il sottosegretario contesta anche una questione di ”stile”, importante nella diplomazia: ”non sta ai capi di governo interpretare le opinioni della Commissione europea. Il “governo italiano non si è mai permesso di dare pagelle su un Paese membro dell’Unione e chiediamo lo stesso rispetto alla Germania. Nessuno pensa di bacchettare Berlino o dare lezioni ad altri governi”. Il richiamo della Merkel, comunque, trova a sorpresa un alleato di prestigio in Francia. E’ il premio Nobel per l’Economia del 2014, Jean Tirole. Parlando a Stoccolma, dove mercoledì ritirerà il premio, ha invitato il proprio Paese ”a seguire l’esempio di Paesi come la Germana e la Svezia, che hanno vissuto momenti difficili e hanno fatto le riforme”. (di Corrado Chiominto/ANSA)