Sciopero generale, ferrovieri compresi. Salta la precettazione

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ROMA. – Sciopero generale, ferrovieri compresi. Cgil e Uil scendono in piazza per chiedere al governo di cambiare le politiche economiche e del lavoro, perché “Così non va” – come recita lo slogan scelto dai due sindacati – sul Jobs act, sulla legge di stabilità e sulla Pa. Perché “non ci arrendiamo. Alziamo la bandiera del lavoro”, “vogliamo il futuro”, dice il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, rilanciando le ragioni dello sciopero generale. La vigilia si accende sulla precettazione dei ferrovieri decisa dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Ma interviene il premier che parla dello sciopero come di un “momento di alta protesta”, legittimo. Matteo Renzi sottolinea “il profondo rispetto per i sindacati anche se io non sono d’accordo con le loro ragioni. Buon lavoro a chi lavora e in bocca al lupo a chi sciopera, con rispetto e senza polemiche”, dice abbassando il tono dello scontro sindacale. E assicura che “non la pensiamo come loro, ma cambieremo il Paese anche per loro”. Alla fine la precettazione viene revocata. Lo sciopero generale di otto ore, proclamato oltre che da Cgil e Uil anche dall’Ugl, riguarda quindi tutti i settori, dalla sanità agli uffici pubblici, dalla scuola ai trasporti, compreso quello ferroviario. Dopo un braccio di ferro tra il ministero dei Trasporti ed il Garante per gli scioperi da un lato ed i sindacati dall’altro, all’ultimo minuto il ministro Lupi torna sui suoi passi, a fronte di una rimodulazione della protesta. Il provvedimento aveva scatenato l’ira dei sindacati, che avevano accusato il governo di un “gravissimo atto unilaterale”, investendo dell’accaduto “le massime cariche dello Stato”, come affermato dai leader di Cgil e Uil, parlando di “una inequivocabile lesione del diritto di sciopero sancito dalla Costituzione”. In serata la revoca da parte del ministro Lupi, che sottolinea così di aver “tutelato il diritto alla mobilità dei cittadini e il diritto allo sciopero”. Stop che è stato ridotto da otto a sette ore per gli addetti alla circolazione dei treni (dalle 9 alle 16, salvaguardando così i pendolari) mentre quello di sabato, proclamato da altre sigle, viene posticipato dalle 21 alle 24, salvando la fascia serale. “Avevamo ragione noi”, commentano soddisfatti Susanna Camusso e Carmelo Barbagallo: “Non c’erano le condizioni di legge per inibire il diritto di sciopero” ai ferrovieri. “E’ un primo segnale di ravvedimento da parte del Governo che speriamo sia di buon auspicio per il futuro”, aggiungono in una nota congiunta. Intanto, domani saranno nelle piazze “per dare voce alle ragioni dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani, dei cassintegrati, dei precari e dei disoccupati. Sarà una giornata decisiva per il cambiamento delle politiche economiche, per il lavoro e per l’estensione dei diritti”, dicono ancora Camusso e Barbagallo. Sono 54 le manifestazioni organizzate in tutta Italia; Camusso parteciperà al corteo a Torino, Barbagallo a Roma. Al centro delle richieste, la necessità di cambiare il Jobs act e la legge di stabilità, prevedendo tra l’altro l’estensione del bonus degli 80 euro ai pensionati ed agli incapienti e lo sblocco del contratto del pubblico impiego, fermo al 2009. Il Jobs act, insiste Camusso, non riduce la precarietà ma i diritti e le tutele e “incentiva i licenziamenti”, ‘monetizzando’ l’articolo 18. Anche per Barbagallo, “altro che lavoratori di serie A e B, siamo alla serie C”. Ma, è la premessa, la partita su entrambi i fronti non è chiusa, visto che la legge di stabilità non ha concluso l’iter parlamentare e per il Jobs act si attendono i decreti attuativi. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha assicurato che ci saranno “momenti di confronto” con i sindacati e non è escluso che la prossima settimana possano aprirsi. Allo sciopero generale non aderisce la Cisl, scesa in piazza il primo dicembre con le sole categorie del pubblico impiego e la richiesta del rinnovo contrattuale. “Il Paese ha bisogno di fabbriche aperte, non occupate e la Cisl non si sente affatto isolata”, ribadisce il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, dicendo di “rispettare chi fa sciopero e chi lo proclama” ma sottolineando che il suo sindacato ha “scelto un’altra strada: quella della protesta ma anche della proposta”. E rilanciando “un grande Patto sociale”.(di Barbara Marchegiani/ANSA)

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