Nuova vita in Uruguay per 6 detenuti di Guantanamo

CALCIO E LIBRI, VITA DA DETENUTO A GUANTANAMO
MONTEVIDEO.- A una settimana dal loro arrivo a Montevideo, i sei detenuti liberati dal carcere della base americana a Guantanamo stanno abituandosi lentamente alla loro nuova vita come rifugiati. I sei hanno espresso la loro gratitudine al governo del presidente José Mujica per aver ottenuto il loro rilascio e hanno ammesso di pensare seriamente a rimanere nella piccola nazione sudamericana. Qui, fra poche settimane dovrebbero riunirsi con le loro famiglie. I sei arabi liberati sono Mohammed Tahamatan, palestinese, 35 anni, Abu Wael Dhiab, siriano, 43 anni, Abd Hadi Faraj, siriano, 39 anni, Ali al Shabaan, siriano, 32 anni, Ahmed Adnan Ahjam, siriano, 36 anni e Abdoul Ourgy, tunisino, 49 anni. Dopo un breve ricovero all’Ospedale militare della capitale uruguaiana, i sei sono stati sistemati in una casa fornita dal sindacato Pit-Cnt. Qui hanno cominciato a riprendere una vita normale. “Sono contentissimi”, ha detto un portavoce del sindacato, Fernando Pereira. A suo dire, i sei hanno già cominciato a studiare lo spagnolo, hanno ricevuto oltre 30 offerte di lavoro e hanno potuto ricevere le due cose che più desideravano da quando sono usciti da Guantanamo: copie del Corano e grandi quantità di tè. “Riprendere il ritmo delle cinque preghiere quotidiane e sedersi a chiacchierare bevendo un tè li sta aiutando a ricuperare”, ha detto Pereira. Cinque dei sei detenuti liberati hanno fatto una prima passeggiata per le strade di Montevideo, sull’arteria principale del centro, l’Avenida 18 de Julio, e sulla “rambla”, l’esteso lungomare che costituisce l’immagine più nota della città. Qui gli arabi sono rimasti sorpresi dal saluto e dalle frasi di solidarietà dei passanti. Il sesto ex detenuto, Abu Wael Dhiab, è quello che è rimasto più tempo in ospedale e ancora non è uscito a passeggio: dopo anni di scioperi della fame a Guantanamo, al suo arrivo a Montevideo pesava meno di 70 chili (è alto più di 1 metro e 90). Il suo avvocato, Cori Crider, ha detto che ci vorrà un po’ più di tempo perché ritorni in condizioni normali, ma comunque nella sua prima settimana in Uruguay ha già preso 4 chili. Gli avvocati di Dhiab – arrestato nel 2002 in Pakistan e mai processato – hanno ottenuto il permesso da un tribunale americano per pubblicare circa 11 ore di immagini riprese mentre era sottoposto ad alimentazione forzata a Guantanamo: una pratica che secondo le autorità americane era necessaria per motivi medici, ma che per gli avvocati costituiva una misura disciplinare particolarmente crudele. Michael Mone, avvocato di un altro dei detenuti liberati, ha elogiato le autorità uruguaiane per il modo in cui sono stati trattati i prigionieri. Questi sono arrivati a Montevideo a bordo di un aereo militare Usa, incatenati, ammanettati e con gli occhi e gli orecchi coperti: “Al loro arrivo, le autorità si sono rifiutate di farli scendere dall’aereo incatenati, e hanno insistito perché potessero fare i loro primi passi in Uruguay come uomini liberi”. Attraverso il suo avvocato, Ali Al Shabaan ha dichiarato “siamo tutti molto grati al presidente Mujica per quello che ha fatto” e ha aggiunto “non vogliamo deluderlo”.