Consumi 2014 come nel ’99 ma torna la crescita

PER IL NATALE SI FA LO SHOPPING MA SPESA PER I REGALI SCENDE
ROMA. – Nel 2014 i consumi in Italia si attesteranno a 813 miliardi di euro, un valore vicino in termini reali a quello del 1999, con una lieve crescita, lo 0,2% in più, rispetto allo scorso anno ed una prospettiva di un miglioramento dell’1% all’anno nel 2015 e nel 2016. E’ quanto risulta dal nuovo Rapporto del Club Consumo di Prometeia che, se da un lato segnala l’inversione di tendenza, dall’altro sancisce il cammino a ritroso percorso con la crisi, con 66,5 miliardi di consumi persi tra il 20007 ed il 2013 ed un divario tra Nord e Sud che cresce sempre di più. A parità di spesa media, dice infatti il Rapporto, nel Meridione tra il 2007 e il 2013, è come se fossero “spariti” in termini di consumi 708mila famiglie. Per il Natale, tradizionale momento di spinta ai consumi, la Confcommercio prevede che ci sarà meno spesa ma più tecnologia. Tre italiani su cinque ridurranno il budget a disposizione per i regali rispetto allo scorso Natale e un consumatore su tre spenderà meno di 100 euro con una spesa media di 171 euro. In aumento gli acquisti online (+7,9% sul 2013) e quelli di smartphone e tablet. Per il Codacons invece la contrazione sarà del 5% rispetto al 2013 e pari a 500 milioni di euro. Tornando al rapporto Prometeia, in termini assoluti la ‘ripresina’ dei consumi registrata quest’anno vale 1,2 miliardi di euro, mentre nei prossimi due anni la crescita varrà 14 miliardi di euro. A fare la differenza, anche se piccola quest’anno, sono stati diversi elementi, primo tra tutti quel Giano bifronte del rallentamento dell’inflazione che pur preoccupante su altri fronti, ha migliorato il reddito disponibile in termini reali insieme agli impulsi fiscali. La politica di bilancio ha infatti fornito, nell’anno in corso un sostegno alla formazione del potere di acquisto delle famiglie, con il bonus Irpef, che ha compensato gli effetti di altri provvedimenti, come l’aumento della tassazione sugli interessi, la revisione della tassazione sugli immobili e l’aumento dell’imposizione indiretta, attraverso anche l’innalzamento dell’imposta di bollo sul conto titoli e l’aumento delle accise. Tra i diversi settori che compongono i consumi nei prossimi due anni la dinamica sarà particolarmente modesta per i consumi alimentari (circa 0,5%, in media d’anno, in termini reali) a riflesso di abitudini di spesa profondamente mutate durante la crisi. Tra i consumi non alimentari (+1%, in media d’anno), le esigenze di sostituzione e la presenza di incentivi in alcuni comparti manterranno in accelerazione la componente dei durevoli, che beneficerà anche delle continue innovazioni e penetrazione del mercato dei device legati alla comunicazione. L’impatto positivo dell’Expo milanese nel 2015 sosterrà le spese legate al turismo e, tramite gli acquisti effettuati dai visitatori stranieri, potrà anche contribuire parzialmente alla ripresa dei consumi di beni del comparto moda. I trend demografici, infine, continueranno a sostenere le spese legate alla salute. Prometeia avverte però che sono tuttavia lontane dall’essere risolte molte delle criticità che hanno caratterizzato gli ultimi anni, prime fra tutte quelle legate al lavoro e la fiducia per il futuro e sottolinea l’elemento di rischio che arriva dal divario tra nord e sud. Un fattore si legge nel rapporto “che rischia di compromettere la tenuta sociale e demografica delle regioni meridionali”. Una situazione che, spiega il capo economista di Prometeia, Andrea Dossena, “rappresenta l’ostacolo maggiore ad una reale e duratura ripresa della domanda per consumi in Italia”.

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