Industria Usa corre, vola ai massimi dal 2010

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NEW YORK. – L’industria americana corre: la produzione sale a novembre dell’1,7%, l’aumento maggiore dal maggio 2010, confermando la ripresa economica in atto. Buone notizie anche dal settore immobiliare, con la fiducia dei costruttori edili che, seppur in calo, si mantiene vicino ai massimi degli ultimi nove anni. Wall Street e’ scettica di fronte alle indicazioni positive e, appesantita dal nuovo crollo del petrolio, cala nonostante un avvio in territorio positivo. E’ in questo contesto che la Fed si riunisce in una due giorni di incontri che si chiuderà mercoledì, con la conferenza stampa del presidente Janet Yellen. L’attesa è per una modifica del linguaggio sui tassi, con la frase ”periodo prolungato di tempo” per il costo del denaro che potrebbe essere rivista, segnalando ufficialmente l’avvio verso un aumento dei tassi, fermi ai minimi storici dal 2008 e che non sono alzati dal 2006. Gli analisti sono divisi sulla tempistica del primo aumento della Fed, dando per scontato un aumento nel 2015. Non è d’accordo il premio Nobel all’Economia, Paul Krugman, secondo il quale non ci sarà nessuna stretta l’anno prossimo con la Fed alle prese con un’inflazione bassa e una debole ripresa dell’economia globale. “La Fed potrebbe lasciare il ‘considerevole periodo di tempo’ e dire che rimuoverà l’espressione nella prossime riunioni, iniziando ad aumentare i tassi a maggio o giugno” afferma Michael Franzese, di ED&F Man Capital Markets. “La domanda è capire cosa i bassi prezzi del petrolio vogliono dire per l’economia e per la Fed, e cosa la Fed dirà al riguardo” mette in evidenza Thomas Roth, analista di Mitsubishi UFJ Securities Usa. L’andamento dei future indica che la Fed aumenterà i tassi in settembre. Gli analisti prevedono un aumento del costo del denaro allo 0,40% entro il secondo trimestre e allo 0,65% nel terzo trimestre. L’incognita petrolio peserà sulle decisioni della Fed, cosi’ come il rallentamento dell’area euro e della Cina che rischia di frenare la ripresa americana. Il calo dei prezzi se da un lato aiuta gli americani riducendo il costo dell’energia, dall’altra parte mantiene l’inflazione sotto il target della Fed.