Il petrolio cola a picco. Moody’s, 2015 difficile per aziende del settore

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MILANO. – Il petrolio che cola a picco (sotto i 48 dollari a barile) e i timori per l’uscita della Grecia dall’Euro valgono più della voglia di rimbalzo e gli indici sui mercati del Vecchio Continente cancellano in un’ora i guadagni di un’intera seduta. Per il terzo giorno consecutivo sono le vendite a prevalere con lo Stoxx Europe 600 Index che somma al tonfo di ieri un altro -0,6%. Atene, chiusa per festività, può tirare il fiato ma Milano cede lo 0,25%, Parigi lo 0,52%, Madrid l’1,13% e Londra lo 0,79 per cento. Solo Francoforte tiene in rialzo dello 0,13 per cento. Gli investitori si tengono alla larga dai mercati, è la fiducia a far difetto. “In questo anno dovremo trovare la medicina per creare fiducia”, necessaria – afferma il vicepresidente della Commissione Jirky Katainen aprendo il suo intervento al seminario Alde sugli investimenti afferma – tanto per gli investitori quanto per i consumatori. “Nessuno investe se manca la fiducia” prosegue Katainen e “gli investitori hanno bisogno di pensare che le cose vanno nella giusta direzione”. In questa ottica sottolinea la necessità di “avere responsabilità nei bilanci pubblici”, di “continuare nelle riforme” per eliminare gli ostacoli come “rigidità normative” e “rischi politici” allo scopo di creare “una migliore piattaforma per il venture capital”. Ma i ‘market mover’ di oggi spingono in un’altra direzione. L’indice Pmi dell’Eurozona mostra il “secondo dato più basso in quasi un anno e mezzo” rilevano gli analisti di Credit Suisse che sulla base di questo si aspettano una crescita di solo lo 0,1% trimestre su trimestre del pil dell’Eurozona negli ultimi tre mesi del 2014. L’altro ‘fantasma’ è il petrolio e il suo prezzo dimezzato. Moody’s vede nero per il 2015: di questo passo il calo dei ricavi “colpirà l’utile dei gruppi produttori, riducendo i flussi di cassa da reinvestire”, con un impatto a catena sulle aziende di servizi petroliferi. “ExxonMobil, Royal Dutch Shell and Total hanno già annunciato riduzioni di investimenti per il 2015 – ricorda Moody’s – mentre sono probabili tagli anche per le altre compagnie, tra cui Chevron e Bp”. Questi fattori, oltre a numeri di inflazione debole, vanno tutti nella direzione di richieste di supporto per ulteriori stimoli da parte della Banca centrale europea. Il consiglio direttivo che si riunirà il 22 gennaio, secondo indiscrezioni della stampa olandese potrebbe decidere tra tre diverse soluzioni. Comprare bond governativi secondo lo schema di sottoscrizione del capitale, comprare solo bond con rating AAA per spingere i venditori a reinvestire ‘in carta’ con più rischi, compresi prestiti alle aziende e ai consumatori, oppure optare affinchè ogni banca centrale acquisti bond del proprio paese a proprio rischio. Quello che deciderà la Bce resta per ora un rebus e si guarda alla riunione di domani del Consiglio direttivo presieduto da Mario Draghi per avere qualche indicazione. A Francoforte verranno riprese le fila della discussione sulla politica monetaria alla luce anche delle tensioni con Atene. “La permanenza nell’Eurozona è irrevocabile” afferma Katainen. E Martin Schulz è ancora più categorico: a fronte dei timori di ‘Grexit’ “si attendano i risultati delle elezioni, poi si veda chi ha la maggioranza e chi fa il governo, poi si discuta con quel governo”.