Renzi vuole un presidente “custode” delle riforme

NAPOLITANO, L'UOMO DELLE RIFORME E DELLO STORICO BIS

ROMA. – Il week end, un paio di giorni ancora e Giorgio Napolitano lascerà il Quirinale. Dando un’occhiata al ‘totopresidente’, eccezion fatta per qualche nome che si è perso per strada o si è autoescluso, la lista dei papabili resta sempre la stessa. Ci sono gli evergreeen, gli incoronati dal web, i politici puri, i tecnici, i cattolici, i laici, gli outsider, gli autocandidati. E iniziano a fiorire le prime ‘rose’ (come quella che, sussurrano ambienti della maggioranza, sarebbe stata sottoposta tra Natale e Capodanno all’attenzione di Berlusconi, con la ‘cinquina’ Finocchiaro, Mattarella, Castagnetti, Fassino, Veltroni). Intanto, quali che siano le intenzioni di chi lo ha spinto in campo, non è un buon viatico per Romano Prodi essere diventato il prototipo del ‘candidato anti-Nazareno’, ora che il Patto tra Renzi e Berlusconi appare più che mai blindato. E’ ragionevole pensare che il nome del Professore non sarà appoggiato dai fan dell’intesa. Ma come osserva ancora oggi la fedelissima Sandra Zampa, ribadendo l’indisponibilità dell’ex premier, “il nome c’è”, soprattutto dopo lo scivolone della norma ‘salva-Cav’. E da Bersani a Civati, da Sel ai fittiani a pezzi dell’area moderata, cresce l’idea di farne un simbolo, convergendo sull’uomo acclamato dall’Assemblea Pd nel 2013 per poi essere affossato proprio da 101 franchi tiratori dem. Con una ferita che, dice Rosy Bindi, “sanguina ancora”. Intanto il premier tiene coperte le carte ripetendo il mantra di un presidente per le riforme, di garanzia, eletto senza veti da una maggioranza ampia. Renzi ribadisce di non voler fare un dibattito sui nomi, ma “sulla funzione istituzionale del Presidente della Repubblica” e insiste per dare al prossimo Capo dello Stato un ruolo di ‘custode’ delle riforme. Per la Carta costituzionale il Presidente presiede il Csm ed il consiglio Superiore di Difesa, nomina i senatori a vita, il premier e, su sua proposta, i ministri, nomina i senatori a vita, scioglie le Camere, firma i decreti legge prima che arrivino in Parlamento, promulga le leggi, interloquisce con il Governo e ha potere di grazia. Ma soprattutto tutela la Costituzione e coordina i ‘poteri’ costituzionali. Ha tutto il modo insomma – come il novennato di Napolitano ha ben messo in evidenza -, di interpretare il suo ruolo senza essere un decorativo taglianastri. (Di Milena Di Mauro/ANSA)