A Parigi riprende la vita, “ma resta prima e dopo”

Mass rally for attack victims in Paris

PARIGI. – E’ lunedì, comincia una nuova settimana dopo quella che ha segnato per sempre la Francia. Parigi si sveglia stordita, ma orgogliosa: la marcia dell’altroieri ha mostrato l’unità dei francesi e la determinazione a “non avere paura”. “Ma niente sarà più lo stesso – è il sentimento unanime – ci sarà per sempre un prima e un dopo 7 gennaio”, il giorno in cui il Paese ha scoperto la sua vulnerabilità con gli attacchi ai suoi valori più cari, la libertà e la tolleranza. “Adesso il governo deve rispondere con misure ferme, perquisizioni, sequestri di armi. Queste persone devono tornare ad avere paura della polizia”, dice Jacqueline, davanti alla sede di Charlie Hebdo dove continuano i pellegrinaggi del cordoglio e aumentano di giorno in giorno i mazzi di fiori, le candele, le matite, i disegni dei bambini. Qualcuno ha affisso addirittura il suo curriculum con scritto: “Sono pronto a lavorare per Charlie”. I parigini sono tornati al lavoro. “Ma abbiamo difficoltà a concentrarci. Temiamo che possa accadere di nuovo”, ammettono Patricia, Marie-Jo e Assia che lavorano proprio dietro l’angolo. “Non c’è una psicosi, ma è vero che siamo diventati più vigili di prima”. Anche davanti al supermercato kosher di Porte de Vincennes è nata una sorta di altare degli omaggi. “Sono Charlie ed ebreo”, è il messaggio più diffuso. Capannelli di anziani ebrei di origini tunisine e marocchine parlottano tra loro, si raccontano come e perché le loro famiglie lasciarono il Maghreb per la Francia, mentre i più giovani pensano a trasferirsi in Israele: “Qui non ci sentiamo più al sicuro”. “La vita deve riprendere per forza, lo shock con il tempo passerà. Ma state sicuri che si ripeterà”, dice il proprietario di un altro negozio kosher, La Boutique Gourmet. “Sì ma noi veniamo a fare la spesa lo stesso”, commenta una signora mentre paga alla cassa. Nella metropolitana risuona sempre lo stesso messaggio: “Segnalate ogni pacco sospetto e siate vigili”. Un messaggio ricorrente sin dagli attentati del 1995, ma che oggi fa venire i brividi. “La gente esce meno di casa”, riferisce un tassista, che ha notato un calo di clienti già durante il weekend, prima di spiegare – anche lui musulmano – la sua visione: “Si decidano a porre fine al conflitto israelo-palestinese. Così si toglierà ai terroristi ogni pretesto”. (Laurence Figà-Talamanca/Ansa)

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