Haiti: a 5 anni dal terremoto c’è ancora molto da fare

Altre foto di bambini supportati da Save the Children

PORT AU PRINCE. – Cinque anni dopo il terremoto che ha devastato Haiti – di magnitudo 7.0 con un bilancio di circa 200 mila morti e 1,5 milione di sfollati – e malgrado le cifre astronomiche di assistenza economica che ha ricevuto il paese, resta ancora molto da fare, soprattutto in termini di ricostruzione e servizi essenziali, come acqua, sanità ed istruzione. Secondo stime delle Nazioni Unite, circa l’80% delle promesse di aiuto finanziario -per un totale di circa 12,5 miliardi di dollari- sono state onorate e alcuni dei segni più visibili della catastrofe sono spariti, come i milioni di metri cubi di macerie che bloccavano le strade di Port au Prince e di altre regioni del paese, ma la situazione resta critica in molti settori, anzitutto per l’alloggio. Delle centinaia di campi profughi sorti dopo il terremoto solo 125 restano in piedi. Circa 85 mila persone vivono ancora in queste strutture dove, secondo un rapporto di Amnesty International, le condizioni sono terribili: scarso accesso all’acqua potabile ed all’energia elettrica e in media un gabinetto ogni 85 abitanti. Molti degli ex residenti nei campi -circa 200 mila, secondo stime delle Ong – non hanno modo di tornare nelle loro case, che non sono state ricostruite, e si sono spostati verso quartieri nella periferia della capitale, come Canaan, Jerusalem e Onanville, dove la situazione non è migliorata, tra l’altro, perché all’allontanarsi dai campi gli sfollati sono automaticamente usciti dalle statistiche di popolazione a rischio con necessità di assistenza immediata. Come sottolinea Amnesty, ad Haiti “esisteva una crisi dell’alloggio anche prima del terremoto, con un deficit di circa 700 mila unità, alle quali si devono aggiungere altre 250 mila case distrutte o danneggiate dalle scosse” e le misure adottate finora per affrontare la crisi si sono rivelate in molti casi inefficaci. OxFam International, un’altra Ong presente nel paese, ha sottolineato la “necessità di accelerare il processo di ricostruzione del paese, e garantire alla popolazione quei servizi essenziali di cui ha un disperato bisogno”, osservando che gli aiuti internazionali “dovrebbero essere adesso accompagnati da un impegno e da una leadership forte del governo e della società civile di Haiti”.

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