Napolitano lascia. Renzi ringrazia e avverte: “Non fallire”

Napolitano leaves presidential palace
ROMA. – Giorgio Napolitano non è più presidente della Repubblica. Dopo nove anni e una storica rielezione, alle 10.30 circa di questo 14 gennaio ha firmato la sua lettera di dimissioni. “Sto per lasciare”, aveva annunciato agli italiani nel discorso di fine anno. E molte persone lo hanno atteso oggi all’uscita dal Quirinale, accompagnandolo con applausi e saluti nella vicina casa nel rione Monti, dove torna a vivere con la moglie Clio. Il presidente del Senato Pietro Grasso è capo dello Stato supplente. Lo sarà fino a quando i grandi elettori, convocati a Montecitorio per il 29 gennaio alle 15, non sceglieranno il nuovo inquilino del Quirinale. Inizia così ufficialmente la partita del Colle, che le forze politiche fallirono nel 2013, chiedendo a Napolitano uno sforzo supplementare. “Ragionevolmente a fine mese avremo il prossimo presidente della Repubblica. Non possiamo fallire”, dice Matteo Renzi, che è al lavoro per individuare il nome di un “arbitro” di alto profilo. Ma si ferma oggi a rendere omaggio al presidente uscente: #GrazieNapolitano, scrive su Twitter. E pubblicamente esprime “gratitudine, emozione e commozione per il lavoro svolto” in “momenti delicati di tenuta istituzionale”, con “straordinaria intelligenza politica”. Un ringraziamento che riverbera in Parlamento nell’ovazione della grande maggioranza delle forze politiche, ma con eccezioni di rilievo: Forza Italia e Lega, molto fredde, e il Movimento 5 Stelle che definisce Napolitano “uno dei peggiori presidenti della storia”. Napolitano, da senatore a vita, potrà concorrere da domani a votare quelle riforme che ha promosso strenuamente in tutto il suo mandato e che, nel pomeriggio, l’opposizione in Parlamento cerca di rallentare chiedendo invano che siano rinviate a dopo l’elezione per il Colle. Napolitano potrà anche partecipare al voto per l’elezione del suo successore. Oggi si accomiata dal Quirinale con una lettera stringata in cui comunica alle Camere la decisione presa. Una decisione, aveva spiegato agli italiani, legata alla fatica dell’età, dopo nove anni di gravoso impegno. “Grazie per il servizio reso al Paese”, dice la presidente Laura Boldrini a nome della Camera dei deputati. Segue una valanga di messaggi dei rappresentanti dei partiti di maggioranza, Pd su tutti. “Ci hai tenuti all’onor del mondo!”, dice Pier Luigi Bersani. “Un grande presidente, sarà difficile succedergli”, riconosce il leader di Ncd Angelino Alfano. Ma sono numerose le testimonianze di stima anche dall’estero: “L’Italia gli deve molto”, afferma il governo tedesco. E anche Papa Francesco ne loda “l’azione illuminata e saggia, che ha contribuito a rafforzare negli italiani ideali di solidarietà e unità”. Ma non tutta la politica italiana si unisce all’omaggio al presidente più longevo della storia repubblicana. Silvio Berlusconi, che pure aveva contribuito a eleggerlo e poi rieleggerlo, con freddezza si limita a constatare che gli ultimi “tre presidenti di sinistra ci hanno portato a una situazione non democratica”. E anche Matteo Salvini non spende neanche una parola per Napolitano, limitandosi ad auspicare che il prossimo capo dello Stato non sia ancora un “vecchio rottame di sinistra”. Più diretto il M5S: “Non lo rimpiangeremo”, scrivono i grillini, mentre Beppe Grillo chiede al presidente uscente di rinunciare alla carica di senatore a vita. Ora si apre la complicata partita per la scelta di un successore che, auspica Renzi, sia il più possibile condiviso. Il metodo indicato è cercare dentro il Pd, a partire dalla direzione di venerdì, un profilo di “arbitro” da “proporre agli alleati e a tutti coloro che vorranno sostenerlo”: “E’ ridicolo discutere sui nomi”, avverte. “Vogliamo sperare che si possa arrivare a un Capo dello Stato che sia garante di tutti e non di una parte”, dice Silvio Berlusconi. E Angelino Alfano: “La scelta non può coincidere con le primarie del Pd”. La minoranza dem auspica che non ci si limiti al dialogo con Berlusconi e si cerchi una condivisione sin dalla prima votazione, senza aspettare che il quorum si abbassi al quarto scrutinio. “Speriamo che il nuovo presidente – chiosa Matteo Salvini – non sia merce di scambio tra Renzi e Berlusconi”. (di Serenella Mattera/ANSA)

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