Venezuela: code ai negozi, cresce il malcontento

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CARACAS. – La scarsità dei prodotti, anche di prima necessità, si è aggravata nelle ultime settimane, e nelle lunghe code che si creano davanti ai negozi il malcontento della popolazione sta cominciando a sfociare nella violenza. Il governo di Nicolás Maduro non riesce a migliorare la situazione e reagisce denunciando il presunto “golpismo economico” dei suoi avversari. Almeno 16 persone sono state arrestate nel week end per aver protestato mentre erano in fila davanti ai supermercati del governo, presidiati da soldati della Guardia Nazionale e nei quali vige ormai un sistema draconiano di vendite ristrette, in base a razioni settimanali e l’ultima cifra della carta di identità. Il governo non riesce però a garantire queste “targhe alterne” dello shopping quotidiano – perché sugli scaffali ormai manca anche il latte, la farina di mais, l’olio vegetale, il caffè o il sapone – in tutti i negozi. Si moltiplicano le notizie, mai confermate ufficialmente, di saccheggi, furti a camion di trasporto merci e assalti collettivi a supermercati. “I venezuelani ormai hanno capito che non esistono alternative, è ognuno per sé, e chi dispone di maggiori risorse è in vantaggio, chi ne ha di meno non ha protezioni”, sottolinea il politologo José Vicente Carrasquero. Con l’inflazione più alta del mondo – al 67% nelle statistiche ufficiali, e probabilmente ben maggiore – e una recessione che si trascina dalla metà del 2014, la profonda crisi economica del Venezuela ha subito una brusca accelerazione nelle ultime settimane, a causa del crollo del prezzo del petrolio, il 95% delle entrate dello Stato. Maduro è partito per una tournée internazionale. La scorsa settimana è stato in Cina – alla ricerca di crediti – e poi nelle capitali di vari paesi dell’Opep (Iran, Arabia Saudita, Qatar ed Algeria) per cercare di trovare un modo per contenere la caduta del petrolio. Ha infine aggiunto una tappa imprevista a Mosca, dove incontrerà Vladimir Putin, anche lui preoccupato dal crollo del prezzo del greggio. Malgrado gli annunci trionfalistici dei media ufficiali, l’erede di Chávez non ha ottenuto finora nulla di concreto – ha ammesso che “non c’è consenso” per un vertice Opep di emergenza – e, fedele al suo stile, ha accusato le “agenzie di notizie di paesi che mantengono un pregiudizio coloniale rispetto a noi”, come la spagnola EFE di “disinformare costantemente per creare un danno alla nostra nazione”. Da Teheran aveva spiegato che il crollo del prezzo del greggio “è dovuto a decisioni geopolitiche per cercare di danneggiare la Russia, l’Iran e il Venezuela”. Da Caracas gli ha fatto eco il suo governo, accusando società private di nascondere ingenti riserve di prodotti con lo scopo di “alimentare un clima di preoccupazione nella cittadinanza e promuovere il disordine”, seguendo un piano organizzato dalla “opposizione di estrema destra”.

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