Maró: l’India concede altri 3 mesi a Latorre

Marò: immagini fucilieri su cancellata sinagoga a Roma

NEW DELHI. – Altri tre mesi in Italia per Massimiliano Latorre. L’esistenza di un principio di intesa fra India e Italia per dare soluzione alla vicenda dei marò è apparsa chiara a New Delhi quando la Corte Suprema ha approvato, dopo un breve dibattito senza polemiche, una proroga di tre mesi del permesso già concesso al fuciliere di Marina in settembre per curarsi a casa. Archiviate le tensioni di lunedì per la decisione a sorpresa del presidente della Corte H.L. Dattu di “chiamarsi fuori” dall’esame dell’istanza italiana avendo espresso osservazioni (negative) su di essa, il clima dell’udienza odierna è stato più sereno ed improntato ad una collaborazione fra le parti apparentemente concordata in precedenza. Commentando la notizia, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha detto che “è molto positivo che le nostre ragioni umanitarie siano state riconosciute anche dal rappresentante indiano”. Ora, ha aggiunto, “bisogna lavorare a una soluzione definitiva per entrambi” i fucilieri. Alla valutazione di Gentiloni ne è seguita una seconda diffusa via Twitter dal ministro della Difesa Roberta Pinotti. “Bene – dice – la proroga per Massimiliano Latorre. Continuiamo a lavorare per Salvatore Girone e la soluzione definitiva”. Da Strasburgo, poi, è giunta una buona notizia annunciata dal vicepresidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. Oggi si è discussa, e domani sarà votata, una risoluzione sui marò in cui si sostiene fra l’altro che la giurisdizione sul caso può essere italiana o europea. Ma non indiana. Intanto Latorre, operato al cuore il 5 gennaio, ha lasciato oggi l’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano dove era stato trasferito giorni dopo l’intervento, con l’avvertenza di proseguire “le terapie consigliate e di un attento monitoraggio dell’evoluzione della sua situazione clinica”. Tornando a quanto avvenuto in Corte Suprema a New Delhi, la sezione n.3 presieduta dal giudice Anil R.Dave ha disposto l’estensione del permesso dopo aver ascoltato la posizione del pubblico ministero indiano (additional solicitor general) P.L. Narasimha e dell’avvocato di Latorre, Soli Sorabjee. Quest’ultimo ha illustrato gli sviluppi della situazione e chiesto la concessione di un periodo di permanenza in Italia per Latorre di altri tre mesi. Gli occhi di tutti si sono diretti su Narasimha, che ha consegnato una lettera di istruzioni del governo indiano in cui si accettava che Latorre continuasse la convalescenza in Italia per il periodo richiesto dalla difesa. Constatando l’accordo fra le parti, il giudice Dave ha dettato la sua ordinanza, sottolineando che si concedeva l’autorizzazione visto anche che “è già stata depositata presso la Corte un’impegnativa datata 12 gennaio 2015 firmata dall’ambasciatore d’Italia in India Daniele Mancini”. Se si eccettuano due scadenze destinate a non incidere – il 20 febbraio davanti al giudice del tribunale speciale e il 9 marzo nella Cancelleria della Corte – il caso dei due fucilieri ora abbandona materialmente i tribunali per 90 giorni. Un periodo che verosimilmente sarà utilizzato dai due governi per proseguire e sviluppare i contatti avuti nelle scorse settimane. Ed in questo ambito è significativo il commento rilasciato all’ANSA dall’ex ministro degli Esteri (nel governo del partito del Congresso di Sonia Gandhi), Salman Khursid, per il quale “l’unica via di uscita è una soluzione politica”. La vicenda, ha osservato, si è ormai complicata al punto tale che “solo un intervento ad alto livello da parte del primo ministro potrà risolverla”. Questo perché, ha concluso, “sul piano giudiziario essa non potrà essere risolta neppure fra 100 anni”.  (di Maurizio Salvi/ANSA)