Greta e Vanessa sono libere. Ancora buio su Dall’Oglio e Loporto

Siria: voci su liberazione italiane. Farnesina, no comment

ROMA. – Una passione per il volontariato e la Siria unisce Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due giovani rapite lo scorso 31 luglio in Siria e rilasciate oggi. Un amore ed un entusiasmo che le ha portate a fondare il Progetto Horryaty, un’iniziativa di solidarietà per la Siria, che si occupa soprattutto di attività nel settore sanitario e idrico. Sul suo profilo Facebook Vanessa, 21 anni, di Brembate (Bergamo), scrive di essere una “studentessa di Mediazione Linguistica e Culturale, curriculum Attività Internazionali e Multiculturali – lingue: Arabo e Inglese”. Vanessa, si legge ancora sulla pagina, è “volontaria presso Organizzazione Internazionale di Soccorso. Dal 2012 si dedica alla Siria, dalla diffusione di notizie tramite blog e social network all’organizzazione di manifestazioni ed eventi in sostegno del popolo siriano in rivolta. Questo culmina nell’organizzazione e nella nascita del Progetto ‘Assistenza Sanitaria in Siria’”. Greta, 20 anni, di Gavirate (Varese), è invece una “studentessa di Scienze Infermieristiche”. Diplomata al liceo linguistico Rosetum dove ha studiato inglese, spagnolo e tedesco, è volontaria presso l’Organizzazione Internazionale di Soccorso, operatrice di pronto soccorso trasporto infermi e nel settore emergenza (livello operativo). Nel maggio 2011 trascorre quattro mesi in Zambia, nelle zone di Chipata e Chikowa, lavorando come volontaria presso tre centri nutrizionali per malati di Aids, incluso alcune settimane presso le missioni dei padri comboniani. Nel dicembre 2012 è stata per tre settimane a Calcutta, in India, dove ha svolto volontariato presso la struttura Kalighat delle suore missionarie della carità e ha visitato progetti di assistenza alla popolazione indiana presente negli slum. Si è occupata poi di Siria, sia per quanto riguarda l’accoglienza profughi insieme ad altri volontari, sia per attivismo e per aiuti umanitari. Al momento del rapimento collaborava con il Comitato S.O.S. Siria di Varese, l’Associazione delle Comunità Arabe Siriane e IPSIA Varese nel progetto ‘Assistenza Sanitaria in Siria’”.

La liberazione di Greta e Vanessa era da luglio, quando le due cooperanti italiane erano state rapite in Siria, uno degli assilli del premier Matteo Renzi. Con un lavoro di squadra, in una triangolazione che coinvolge l’intelligence, Palazzo Chigi e la Farnesina, il governo tira un sospiro di sollievo in un momento in cui, anche dopo gli attentati di Parigi, sale ancora di più l’angoscia per gli italiani nelle mani dei terroristi. Come per tutti i cooperanti-ostaggio, l’attenzione del governo è sempre stata massima. Ma l’angoscia è diventata grande quando, il 31 dicembre, su Youtube è apparso un video di soli 23 secondi che mostrava le due volontarie italiane vestite di nero, con un velo in testa, che supplicavano il governo italiano perché “la loro vita era in grave pericolo”. Da quel momento gli sforzi si sono intensificati fino alla buona notizia di oggi.

Dopo la liberazione oggi delle due giovani volontarie lombarde Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, rapite in Siria nel luglio scorso, restano due gli italiani scomparsi all’estero e dei quali da tempo non si hanno più notizie: il cooperante palermitano Giovanni Lo Porto e il gesuita romano padre Paolo Dall’Oglio. Di Lo Porto si sono completamente perse le tracce dal 19 gennaio 2012, quando scomparve nella provincia pachistana di Khyber Pakhtunkhwa. L’uomo, 39 anni, si trovava nella regione per la ong Welt Hunger Hilfe (Aiuto alla fame nel mondo) e si occupava della costruzione di alloggi di emergenza nel sud del Punjab. Per padre Dall’Oglio, 60 anni, rapito in Siria a fine luglio 2013, le ultime informazioni risalgono a circa un mese fa, quando fonti siriane lo davano per detenuto in una delle prigioni dell’Isis a Raqqa. Una circostanza che non aveva trovato conferme da parte del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.

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