Cuba e tasse, Obama tenta il rilancio. E vola nei sondaggi

Cuba: Casa Bianca pubblica foto telefonata Obama-Castro

NEW YORK. – La storica svolta nei rapporti con Cuba, la lotta al terrorismo jihadista, e l’operazione alla ‘Robin Hood’ per far pagare più tasse ai super ricchi e regalare una boccata d’ossigeno alla classe media uscita martoriata dalla crisi. Passa da qui il tentativo di Barack Obama di rilanciare la sua leadership, in politica estera come in politica interna. E l’attesissimo discorso sullo State of the Union, domani davanti alle Camere riunite del Congresso, è l’occasione per dimostrare che il presidente americano non ci sta affatto a fare l'”anatra zoppa” nei due anni che gli restano alla Casa Bianca, dopo che il voto di midterm ha consegnato Capitol Hill nelle mani della destra. Sono settimane che Obama incalza i repubblicani ricorrendo, ove possibile, ai suoi poteri esecutivi. E rilanciando la sua agenda presidenziale a 360 gradi, nel tentativo di costringere gli avversari a fare i conti con questioni finora irrisolte. E l’atteggiamento del presidente, dall’apertura nei confronti de L’Avana al decreto-riforma sull’immigrazione, sembra piacere agli americani. Nei sondaggi, infatti, Obama è tornato a volare, con un indice di gradimento risalito al 50% dopo il tracollo dei mesi scorsi. Mai così in alto dalla primavera del 2013 – secondo i dati di Washington Post e Abc – e ben nove punti in più rispetto allo scorso dicembre. Una inversione di tendenza che preoccupa i repubblicani, che dopo la sbornia per la vittoria nelle elezioni di metà mandato devono fare i conti con la realtà. Quella che, alla vigilia dell’inizio della campagna elettorale per la Casa Bianca, li vede col cerino in mano, obbligati a dare delle risposte in quel Congresso dove hanno conquistato i numeri per decidere. La scommessa di Obama è quella di metterli il più possibile in difficoltà. Per questo gli analisti politici prevedono un discorso sullo stato dell’Unione che più delle volte precedenti offrirà, ad esempio, una “visione populista”. Il presidente vuole erigersi a “campione della classe media”, contrapponendosi a una destra che rischia di passare come “paladina dei più ricchi”, delle banche, delle grandi società finanziarie. Di quell’1% che la Casa Bianca vuol far finalmente pagare con l’annunciata rivoluzione fiscale da 320 miliardi di dollari: per aumentare gli sgravi e le agevolazioni per le famiglie con figli, introdurre malattia e congedi parentali retribuiti, pagare il college agli studenti. Mentre sul fronte della politica internazionale il presidente americano vuole lasciare il segno chiudendo uno degli ultimi capitoli ancora aperti della guerra fredda. Una delegazione di senatori Usa e’ giunta nelle ultime ore a L’Avana, dove dalla finestra dell’albergo che li ospita è tornata a sventolare una bandiera americana. Tra gli ospiti della first lady Michelle durante lo State of the Union ci sarà Alan Gross, l’ex contractor Usa detenuto per cinque anni a Cuba. E Obama è più che mai determinato a percorrere fino in fondo la strada che porta alla fine dell’embargo verso l’isola. Come quella che sta portando alla nascita di nuove relazioni con la Cina e con l’Iran. Qualcosa che nel tempo può far dimenticare il sostanziale fallimento – almeno finora – della mediazione di pace in Medio Oriente. Senza parlare dell’incerta strategia portata avanti contro l’Isis. Obama (il discorso sullo Stato dell’Unione si tiene il giorno dopo il Martin Luther King Day) rilancerà la sfida anche sul fronte della lotta al razzismo e della legalizzazione delle nozze gay. (di Ugo Caltagirone/ANSA)