Cina: il pil frena ma Pechino avverte, è nuova normalità

Borsa: Tokyo apre in calo (-1,27%) con Wall Street e yen

SHANGHAI. – La Cina nel 2014 cresce ‘soltanto’ del 7,4%, un tasso che sebbene continui a fare invidia a gran parte del mondo industrializzato e non, scuote il governo di Pechino. Il dato, diffuso stamattina dall’ufficio centrale di statistica cinese, infatti, è il più basso dal 1990, quando la Cina crebbe ‘appena’ del 3,8% a causa delle sanzioni imposte dopo i fatti di Piazza Tienanmen. Ed è anche la prima volta dal 1998 (i dati sono pubblici dal 1995) che la crescita cinese è inferiore al target fissato dall’esecutivo. Per il 2014 l’aumento del pil era previsto al 7,5% e le autorità cinesi si sono affrettate a parlare di una “nuova normalità” dell’economia cinese, dopo una crescita che ha superato il 10% dal 2000 al 2012, quando invece è stato registrato un incremento del pil più contenuto al 7,7%, livello mantenuto anche nel 2013. E le previsioni non sono rosee: secondo il Fondo monetario internazionale, la Cina dovrebbe crescere del 6,8% (-0,3 punti dalle stime precedenti) nel 2015 e nel 2016 del 6,3% (-0,5 punti). La posizione presa dal governo serve anche a tranquillizzare su diverse questioni: in primis quella della ricaduta occupazionale, temuta non poco da Pechino, ma anche quella del debito pubblico. Le cause del rallentamento della crescita cinese derivano in primo luogo dal passaggio da un sistema basato sulle esportazioni dovute ai bassi prezzi di produzione, a un sistema basato sul consumo interno. In particolare il freno è determinato dal mercato immobiliare, uno dei settori più importanti dell’economia del dragone, nel quale gli investimenti l’anno scorso sono cresciuti del 10,5%, molto al di sotto del del 2013, con le vendite in calo del 7,6% e con l’aumento dello spazio non venduto del 26,1%. Il calo dell’immobiliare porta anche un ribasso dell’acciaio: anche se la produzione ha raggiunto il record di 822,7 milioni di tonnellate l’anno scorso (circa la metà della produzione globale) la crescita è stata solo dello 0,9%, il dato già basso dal 1981. Nel 2014, sono calati gli investimenti in infrastrutture, scesi a un tasso di crescita del 15,7%, contro un aumento su base annua del 19,6% nel 2013. I dati diffusi stamattina hanno dimostrato una ripresa dell’economia cinese nell’ultima parte dell’anno, con buoni segnali dalle vendite al dettaglio e dalla produzione industriale. Le autorità erano già preoccupate, non a caso hanno deciso il taglio dei tassi di interesse a novembre. Difficile che, come fatto nel 2008, ricorrano ad un aumento del debito, ma continueranno a cercare di stimolare la domanda interna cercando sempre più di abbandonare il precedente modello industriale verso uno più efficiente aumentando i consumi interni. (di Nello Del Gatto/ANSA)

Lascia un commento