Mosca a Obama, né isolamento né nuova guerra fredda

Ukraine

MOSCA. – Mosca “non vuole e non consentirà una nuova guerra fredda”, non vuole l’auto isolamento e l’Occidente non riuscirà a isolarla. E’ così che il capo della diplomazia russa, Serghiei Lavrov, ha replicato al presidente americano Barack Obama, che nel discorso sullo stato dell’Unione ha definito la Russia “isolata” e “con l’economia a pezzi”. Ma Lavrov è andato oltre e ha accusato il leader della Casa Bianca di aver dimostrato con le sue parole che “gli Usa vogliono dominare il mondo” e “non solo essere i primi tra gli uguali”. L’intervento del ministro degli Esteri russo nella sua conferenza stampa annuale rispecchia insomma la palpabile tensione negli infuocati rapporti tra Mosca e Occidente, ma – nonostante qualche frase al vetriolo – Lavrov lascia comunque aperta (almeno a parole) una piccola finestra di dialogo con Washington invitandola a tornare a una “cooperazione costruttiva” sulla base del “rispetto dei reciproci interessi”. E’ la crisi in Ucraina – dove il Cremlino è accusato di sostenere militarmente i separatisti del sud-est – ad aver fatto deteriorare pericolosamente le relazioni tra la Russia da un lato e gli Usa e l’Ue dall’altro. Lavrov ha annunciato che al vertice dei ministri degli Esteri di Ucraina, Russia, Francia e Germania (cosiddetto formato di Normandia) si batterà per un immediato cessate il fuoco. E ha inoltre sottolineato che Mosca “ha ricevuto il consenso” dei separatisti “di ritirare le armi pesanti sulla linea di contatto su cui insiste Kiev”: una mossa di distensione in teoria, visto che le autorità ucraine accusano i ribelli di essersi appropriati di altri 500 chilometri quadrati di territorio violando l’accordo di Minsk di inizio settembre. Ma gli osservatori occidentali hanno seri dubbi sulla reale volontà dei russi di mettere fine alla guerra. I combattimenti nel Donbass infatti continuano più feroci che mai e le truppe ucraine e i separatisti si accusano a vicenda dello spargimento di sangue tra i civili. Anche Kiev e Mosca restano ai ferri corti e, intervenendo al forum di Davos, il presidente ucraino Petro Poroshenko ha puntato ancora una volta il dito contro la Russia denunciando l’arrivo di altri 2.000 soldati del Cremlino e centinaia di mezzi militari nel sud-est a sostegno dei ribelli. Poroshenko ha quindi accusato Mosca di aver schierato nel Donbass oltre 9.000 soldati ed è tornato a chiedere la chiusura della frontiera russo-ucraina, il ritiro delle presunte unità militari russe e il sostegno dell’Occidente contro “l’aggressione”. L’Ucraina non negozierà con la Russia, “tutto è stato concordato e firmato a Minsk” ha detto Poroshenko in un’intervista alla Cnn auspicando nuove sanzioni contro Mosca. Mosca, da parte sua, nega la presenza di propri uomini in Ucraina e ripete che i russi che combattono con i ribelli sono dei volontari e non soldati inviati dal governo. Ma la crisi ucraina sta colpendo duramente l’economia russa. Ue e Stati Uniti hanno infatti reagito alla politica aggressiva di Mosca (che a marzo si è annessa la Crimea) con una serie di sanzioni che, sommate al crollo del prezzo del petrolio, hanno fatto registrare all’economia di Mosca un record negativo dopo l’altro. Per cercare di frenare inflazione galoppante, caduta del rublo e recessione, Vladimir Putin ha incontrato i membri del governo nella residenza presidenziale di Novo-Ogariovo: un piano anticrisi da 21 miliardi di dollari è per ora la mossa – vedremo quanto efficace – per tentare di risollevare l’economia russa. (Giuseppe Agliastro/Ansa)

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