Niger: il Papa insiste, non si uccide in nome di Dio

Pope: general audience

CITTA’ DEL VATICANO. – Il Papa, come aveva fatto per la violenza che ha devastato la redazione di “Charlie Hebdo” a Parigi, ha levato la sua voce contro la violenza che negli ultimi giorni in Niger, nel corso di manifestazioni antifrancesi, si è rivolta contro i cristiani. “Sono state compiute delle brutalità contro cristiani, bambini, chiese”, ha detto, ma “non si uccide in nome di Dio”. Secondo diverse fonti, nel corso delle manifestazioni in Niger sono state uccise almeno 10 persone e incendiate 45 chiese. Il Paese, cioè, sembra in questi giorni subire più della Nigeria, la violenza degli integralisti di Boko Haram che uccidono persone e bruciano case e chiese, gli stessi integralisti che in Nigeria e Camerun continuano a rapire ragazze e giovani cristiani. “Vorrei ora invitarvi – ha detto il Papa prima dei saluti in italiano nella udienza generale, leggendo e integrando a braccio il testo che aveva preparato – a pregare insieme per le vittime delle manifestazioni di questi giorni nell’amato Niger. Sono state compiute delle barbarie contro cristiani, bambini, chiese. Invochiamo il dono della riconciliazione e della pace, perché mai il sentimento religioso diventi occasione di violenza, di sopraffazione e di distruzione: non si può fare la guerra in nome di Dio. Auspico – ha proseguito – che quanto prima si possa ristabilire un clima di rispetto reciproco e di pacifica convivenza per il bene di tutti. Preghiamo la Madonna per questo”. E ha recitato una Ave Maria insieme ai presenti. Anche nei giorni scorsi durante il viaggio in Asia, papa Bergoglio ha insistito sulla condanna della violenza in nome di Dio. La posizione è chiara: “non si uccide in nome di Dio” e la “libertà di espressione è un diritto e anche un dovere”, sono le parole con cui il Papa ha condannato quanto accaduto a Parigi, negli stessi giorni in cui in Africa Boko Haram continuava a compiere misfatti e violenze efferate. Il Papa non ha rinunciato a raccomandare “prudenza”, a “non offendere e non provocare”, giacché, ha detto anche nel volo di ritorno da Manila, viviamo in un mondo in cui “in teoria” siamo d’accordo contro la violenza travestita da religione e per la libertà di espressione, ma in pratica, senza la prudenza, rischiamo di dar fuoco alle polveri dell’integralismo e della violenza a catena. ([email protected])