Da cibo a benzina, la deflazione premia i più poveri

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ROMA. – L’attuale frenata dei prezzi avvantaggia soprattutto le famiglie più povere, quelle che, avendo budget limitati, possono permettersi solo gli acquisti indispensabili, come cibo e carburanti. Due voci che per chi sta messo peggio sul lato finanziario pesano più del 50%, percentuale più che doppia di quella rilevata per i più agiati. A dirlo sono i dati dell’Istat sull’inflazione spacchetta per classi di spesa. Un bilancio che ripercorre tutto il 2014. Sono infatti proprio gli alimentari e l’energia, le uscite che più contano per i meno abbienti, ad avere registrato la discesa più forte dei prezzi. Ecco che per le famiglie meno facoltose l’inflazione nel corso del 2014 è risultata ‘zero’ e addirittura negativa, quindi deflazione, negli ultimi tre mesi dell’anno (-0,2%). Per le fasce più ricche invece lo sconto è stato meno accentuato, visto che in questi casi la spesa si allarga a un ampio raggio di voci, andando oltre lo stretto necessario, dai viaggi al parrucchiere. Il gruppo dei più benestanti ha così fatto i conti con un tasso più alto di quattro decimi, cinque se si guarda al quarto trimestre. Insomma il saliscendi dei prezzi non è sempre uguale per tutti, anzi. Sono i nuclei “con minore capacità di spesa a beneficiare maggiormente del rallentamento dell’inflazione, diversamente da quanto si verifica nelle fasi di accelerazione della crescita dei prezzi al consumo”, spiega l’Istituto di statistica. In effetti i meno abbienti si sono solo un po’ rifatti rispetto a quanto perso in passato. Nel lungo periodo il confronto poveri-ricchi vede i primi ancora in svantaggio. Dividendo in cinque le classi dei consumatori, da chi spende meno a chi di più, tra il 2005 e il 2014 i più benestanti hanno visto i prezzi lievitare del 18,2%, sul fronte opposto la crescita è stata del 21,8%. Tornando all’anno appena archiviato oltre agli alimentari e alla benzina hanno giocato a favore dei più poveri anche i prezzi delle comunicazioni (-5,6% dalla telefonia a internet) e dei trasporti (-0,2%). E poteva andare ancora meglio senza i rincari registrati sul versante abitazione (+3,6% ‘in primis’ gli affitti).Le associazione dei consumatori invitano ad andare oltre le apparenze. Per Federconsumatori e Adusbef a “un occhio attento i dati confermano il malessere delle famiglie più povere che acquistano sempre meno” (-11,6% dal 2008 sull’alimentare). E per il Codacons ì “prezzi sono al palo” proprio perché i “nuclei deboli non comprano nemmeno beni primari”.

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