I conti dell’Italia dividono i falchi e le colombe dell’Unione Europea

 

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BRUXELLES. – Lo scontro tra falchi e colombe della Commissione europea è sempre acceso e destinato a influire anche sulla prossima valutazione dei conti pubblici di Italia, Francia e Belgio, prevista per marzo. E riapre i giochi sulla correzione dei conti necessaria a passare l’esame di Bruxelles, gettando dubbi sulle poche certezze che sembrava aver dato la nuova flessibilità Ue in base alla quale l’Italia dovrebbe correggere il deficit strutturale di 0,25%. Ma il Governo, che ha consegnato alla Commissione tutti i dati di bilancio aggiornati, è fiducioso sulla prossima valutazione anche perché lo sforzo fatto – spiegano fonti del Tesoro – potrebbe anche essere superiore allo 0,25%. “Lo 0,25 non è scritto nella pietra, la decisione sulla correzione deve essere ancora presa e sarà collegiale”, spiega oggi una fonte della Commissione rendendo esplicito il dibattito che corre in seno al collegio visto che solo lunedì scorso il commissario agli affari economici Pierre Moscovici aveva fissato a 0,25% l’obiettivo per l’Italia. Il commissario si basava sulla nuova flessibilità che adatta il percorso di aggiustamento al ciclo economico. Ma, rilevano le fonti, la flessibilità prevede diversi aspetti e non ha un’applicazione così automatica, quindi è ancora presto per indicare la cifra esatta che sarà considerata sufficiente per l’Italia. Anche perché la decisione finale sarà presa non solo da Moscovici, ma anche dal suo ‘superiore’ Valdis Dombrovskis, il ‘falco’ lettone responsabile della vigilanza sui conti. Il Governo non teme le prossime valutazioni. Oggi ha consegnato alla Commissione i dati di bilancio che aspettava per poterli includere nelle previsioni economiche del 5 febbraio. Le informazioni sono arrivate puntuali, fa sapere il Tesoro in una nota, assieme “ai chiarimenti e i dati utili a verificare l’efficacia delle misure prese dall’Italia nella Legge di Stabilità 2015 ai fini della conformità agli obiettivi di finanza pubblica condivisi con la Commissione”. E, precisa, “si è quindi completato entro la data prevista il processo di chiarificazione in corso da diverse settimane, affinché la Commissione possa esprimere la propria opinione definitiva” sui conti. Secondo fonti del Tesoro, nei contatti di queste settimane con la Commissione sono stati trovati “accordi sui nodi rimasti aperti” e la Commissione starebbe riconoscendo molte delle voci e delle misure fiscali che erano state finora giudicate incerte o ambigue. Quindi Roma, si spiega al Ministero, è “assolutamente fiduciosa che la Commissione riconoscerà i calcoli italiani”, perché la correzione dello 0,25% sarebbe realizzabile e potrebbe essere anche leggermente superiore, compresa cioè tra 0,25% e 0,3%.  (di Chiara De Felice/ANSA)

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