Quirinale: partita aperta. Si lavora su un nome in cui gli italiani si riconoscano

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ROMA. – “Ancora tutto è possibile”. Alla vigilia della settimana in cui si voterà per l’elezione del presidente della Repubblica, chi ha avuto modo di parlare con Matteo Renzi assicura che non c’è sintesi migliore della partita, alle battute iniziali, per il Colle. Non solo il premier non scopre le sue carte, ma tiene aperto più di uno schema possibile. Da qui alla quarta votazione, quando l’abbassarsi del quorum per l’elezione renderà l’impresa possibile, c’è ancora una settimana. Forse anche dieci giorni. Giorni per ricompattare il Pd, al netto di chi, come Civati o Fassina, viene considerato praticamente perso. Per succedere a Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica serve una figura che gli italiani sentano subito come rappresentativa. Un criterio ovviamente del tutto preliminare, ma che contribuisce a orientare la ricerca verso un nome non divisivo ma soprattutto che sia avvertito come non puramente “di palazzo”, spiega qualche renziano. Anche se la preferenza, non solo al Nazareno ma anche negli altri partiti, sembra essere ancora – e almeno in prima battuta – per un politico di esperienza, non un esponente della società civile. Tant’è che Angelino Alfano, che in settimana ha rinsaldato l’asse con Berlusconi e in serata ha incontrato Renzi per oltre un’ora a Palazzo Chigi, apre un significativo spiraglio a una personalità del Pd. Poco prima di incontrare Alfano, il premier si presenta sereno e soddisfatto ai membri della segreteria dem. Soddisfatto per il bilaterale appena concluso con Angela Merkel. Per nulla preoccupato o teso per la delicatissima questione politica che affronterà la prossima settimana. Non intimorito dall’offensiva lanciata da Vendola, Civati e qualche altro esponente della minoranza Pd, per cercare di saldare un asse ‘anti Nazareno’ con i 5 Stelle che scompagini i suoi piani. Gli attacchi degli ultimi giorni, uniti alle “imboscate” in Aula sulle riforme e la legge elettorale, hanno irritato il premier, riferisce più d’uno. Ma non lo fanno indietreggiare “di un millimetro”. Perché, al di là dei toni battaglieri, Renzi è convinto di riuscire a trovare una sintesi con il corpaccione della minoranza dem, la parte più leale alla ditta. E a loro soprattutto il leader parlerà lunedì mattina, nelle riunioni con i gruppi Pd di Camera e Senato. Ma con loro conta di dialogare soprattutto attraverso Pier Luigi Bersani, con cui i contatti sono diversi e un nuovo incontro potrebbe esserci a giorni. Per il weekend Renzi ha dato ai suoi parlamentari due giorni di riflessione. Un rompete le righe, il sabato e la domenica, per smaltire le tossine dello scontro parlamentare sulle riforme. Ma intanto non si interrompe l’intensa attività delle diplomazia renziana, che al di là degli incontri ufficiali da tempo sonda il terreno. In ogni direzione, come sembra provare un pranzo tra Lorenzo Guerini e Graziano Delrio, che in questi giorni vede aumentare le sue quotazioni per il Colle. Le consultazioni ufficiali si svolgeranno tra martedì e mercoledì mattina, poi giovedì Renzi scoprirà le sue carte davanti ai grandi elettori dem. In assenza di un’intesa forte, l’indicazione potrebbe essere anche quella di votare scheda bianca nelle prime tre votazioni. Ma non si esclude neanche che venga indicato un nome di bandiera, per evitare che l’asse delle minoranze si saldi su un nome sgradito. Meno probabile, invece, che venga indicato il nome ‘vero’, da votare al quarto scrutinio. Perché i sostenitori di altri candidati avrebbero il tempo di studiare strategie per bruciarlo. Qualche renziano non esclude neanche che dopo le tre votazioni si possa decidere per una pausa di riflessione e quindi programmare la quarta non per il sabato, ma per il lunedì successivo. Altri due giorni, preziosi, per trattare. (di Serenella Mattera/ANSA)

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