Ucraina, la strage di Mariupol riapre la strada alle sanzioni Ue

Crisis in Ukraine

BRUXELLES. – Dopo la strage di Mariupol rischia di saltare la strategia di de-escalation dell’Unione europea, fino ad oggi ancora divisa tra chi vuole mettere finire alle sanzioni e chi vuole invece aumentare la pressione su Mosca finché non smetterà di sostenere i separatisti. Ma l’ ‘attendismo’ dell’Ue è ora messo a dura prova dalla cronaca sul campo che parla di circa 30 morti dopo il lancio di missili Grad su Mariupol, città del sud-est ucraino sul Mar Nero, immediatamente condannato dall’alto rappresentante della politica estera Federica Mogherini. E il Paese che detiene la presidenza di turno dell’Ue, la Lettonia, rilancia l’ipotesi di nuove sanzioni contro Mosca. Dopo l’attacco al bus a Donetsk che ha ucciso 13 persone, l’alto rappresentante chiedeva alla Russia di “assumersi le sue responsabilità” e mettere fine all’incitamento alla violenza che alimenta la guerra dei separatisti. Questa condotta, ammoniva Mogherini, non aiuterà “la ‘de-escalation che tanto serve”. Ma oggi, dopo la strage di Mariupol che rende più profonda la ferita ucraina e riaccende l’emergenza anche a livello europeo, l’alto rappresentante alza i toni e mette in guardia Mosca da un “deterioramento delle relazioni con l’Ue”, che riaprirebbe anche il dibattito sulle nuove sanzioni, fino ad oggi congelato in attesa di vedere applicati gli accordi di Minsk, gli unici che la Russia ha finora formalmente firmato. Nell’ultimo Consiglio esteri di lunedì scorso infatti, i ministri avevano avuto solo una lunga discussione ‘strategica’ sull’Ucraina, per pensare alla messa in atto della de-escalation in attesa degli esiti della conferenza di Berlino nei giorni successivi, dove Francia, Germania, Ue, Ucraina e Russia hanno siglato l’ennesimo accordo per creare una fascia smilitarizzata. Accordo subito tradito dagli attacchi di questi ultimi due giorni. L’ipotesi di inasprire le sanzioni non è stata ancora messa ufficialmente sul tavolo, ma qualcosa inizia a muoversi, e proprio dal Paese che detiene la presidenza di turno dell’Unione europea, cioè la Lettonia: “Se la Russia non applica gli accordi, credo che dovremmo vedere a livello europeo che tipo di pressione aggiuntiva possiamo esercitare”, ha detto il ministro degli esteri Edgars Rinkevics a Riga, definendo la situazione in Ucraina “molto seria” e chiedendosi se gli accordi di Minsk, che ancora restano lettera morta, siano ancora una base valida per discutere con Mosca.