Caos Yemen, gli Usa fermano i raid contro al Qaida

Tribal gunmen in Yemen oil-rich province

NEW YORK. – A Washington c’e’ grande preoccupazione per la situazione in Yemen. Non solo per l’incolumità degli ultimi americani rimasti nel Paese, a partire dal personale diplomatico, ma per le ripercussioni sulla lotta ad al Qaida nella Penisola Arabica. Come rivela il Washington Post citando fonti dell’amministrazione Obama, infatti, gli Stati Uniti in queste ore di caos e di incertezza sono stati stati costretti a sospendere tutte le operazioni antiterrorismo condotte fino ad ora con le autorita’ yemenite. Un duro colpo sul fronte dell’offensiva ad alcuni dei gruppi piu’ pericolosi tra quelli legati ad al Qaida. Restano per il momento dispiegati nel sud dello Yemen i droni armati con cui la Cia e il Pentagono conducono i raid contro le roccaforti dei terroristi. Anche se i servizi di intelligence yemeniti che forniscono le informazioni necessarie per queste operazioni sono oramai in mano al gruppo sciita che ha preso il potere a Sana’a. Nella capitale yemenita oggi sono scesi in piazza almeno 20.000 dimostranti contro i ribelli sciiti Houthi e altre migliaia di persone hanno manifestato nelle città di Taiz e Ibb. E la situazione in Yemen sara’ uno dei temi principali al centro dei colloqui che Barack Obama avra’ col nuove re dell’Arabia Saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud. L’incontro e’ previsto per martedi’, quando il presidente americano volera’ a Riad per rendere omaggio al deceduto sovrano Abdullah. Un segno di grande rispetto e attenzione della Casa Bianca verso un Paese che e’ sempre stato considerato un “alleato speciale” per Washington, il principale partner degli Usa nel mondo arabo. Anche se gli eccellenti rapporti dell’era Bush si sono decisamente raffreddati nell’era Obama. Quest’ultimo lo sa bene, e spera di rilanciare le relazioni col nuovo re Salman e con la nuova generazione di principi sauditi pronta a giocare un ruolo sempre più da protagonista nel grande paese arabo. Non sara’ facile. Tante le questioni su cui Stati Uniti e Arabia Saudita negli ultimi anni si sono divisi: dalle primavere arabe all’Iran, dalla Siria ai recenti casi di giornalisti e blogger condannati da Riad anche con la pubblica fustigazione. Ma la principale preoccupazione in questi giorni e’ appunto lo Yemen, vicino di casa dei sauditi, dove la presa del potere da parte dei miliziani sciiti di Houthis (un gruppo simile agli Hezbollah libanesi) preoccupa tantissimo anche il gigante arabo. Riad e’ per la linea dura, e ha gia’ tagliato i fondi per 4 miliardi di dollari destinati annualmente al governo di Sana’a. Mentre gli Usa – secondo molti ossservatori – sarebbero piu’ propensi a cercare un’intesa con gli sciiti, almeno sul fronte della lotta ad al Qaida. Tante le altre questioni che dividono Usa e Arabia Saudita: lo scetticismo di questi ultimi sul negoziato con l’Iran, e l’accusa ad Obama di non aver fatto abbastanza per destituire Assad in Siria, al contrario di quanto fatto in Egitto con Mubarak. Da parte loro gli Usa rinfacciano a Riad il rapporto ambiguo con alcuni gruppi qaedisti. Una decina di anni fa – ricorda il New York Times – un diplomatico saudita disse: “Il legame tra Stati Uniti e Arabia Saudita e’ come un matrimonio cattolico: non ci puo’ essere divorzio”. Oggi quelle parole sembrano appartenere a un’altra epoca. Anche se e’ innegabile che i due Paesei abbiano sempre bisogno l’uno dell’altro. Riad conta sempre sull'”ombrello militare” Usa. E Obama non puo’ sottovalutare il ruolo fondamentale che l’Arabia sta giocando per la ripresa dell’economia americana, mantenendo elevata la produzione di greggio e dunque bassi i prezzi del petrolio. (di Ugo Caltagirone/ANSA)