“Le voci di Auschwitz” per non dimenticare mai la Shoah

Giorno memoria: parla Wolfgang Haynek, 91 anni, maggiore collezionista al mondo di cimeli dell'Olocausto

AUSCHWITZ. – Saranno le parole di Halina Birenbaum (85 anni, nata a Varsavia), di Kazimierz Albin (93 anni, nato a Cracovia) e di Roman Kent (86 anni, nato a Lodz) a ricordare al mondo gli orrori del nazifascismo. Domani per il “campo nazista tedesco di concentramento e sterminio”, come recita la formula ufficiale, sarà una giornata particolare: “Il mondo ascolterà le voci di Auschwitz”, spiegano gli organizzatori. E solo quelle, sempre più poche, voci sempre più anziane. Alla presenza silenziosa di ben 38 capi di Stato e delegazioni provenienti da tutto il pianeta (per l’Italia sarà presente il presidente supplente Piero Grasso) si celebrano i 70 anni della liberazione del campo da parte delle truppe sovietiche. Una cifra tonda, importante, che preoccupa nel timore che quanto compiuto dai nazisti diventi di colpo solo una pagina di storia, una delle tante atrocità delle quali è costellata l’esistenza del genere umano. Per questo gli organizzatori hanno scelto di dare il palcoscenico dell’evento alle “voci di Auschwitz”, alla presenza di circa 300 sopravvissuti piuttosto che ai leader del mondo, presenti ma senza parola, se si eccettua il padrone di casa, il presidente polacco Bronislaw Komorowski. Gli inviti formali alle delegazioni estere sono stati inviati dall’Auschwitz-Birkenau State Museum e dall’International Auschwitz Council. Spicca l’assenza di Vladimir Putin che ha deciso di rimanere in Russia, forse per la mancanza di un invito formale o per ragioni di opportunità visto che la crisi Ucraina è ben lungi dall’essere risolta. Ci sarà però Poroshenko per Kiev, Hollande per la Francia e dagli Usa il segretario del Tesoro Jack Lew, tanto per citarne alcuni. Mosca sarà rappresentata solo dal vice primo ministro Serghiei Ivanov. Che l’oblio dei fatti sia lo spettro che si aggira in un’Europa dove sono chiari i rigurgiti di antisemitismo un po’ ovunque lo ha spiegato con chiarezza il premier Matteo Renzi. “Sono passati settant’anni da allora. I testimoni diretti sono pochi, il pericolo vero è che, scomparso questo baluardo di memoria, su quanto avvenuto cada il velo dell’oblio o peggio dell’acquiescenza”, ha detto. E per le stesse ragioni anche Angela Merkel ha battuto sul tasto del non dimenticare mai: “Quel che è accaduto ci riempie di grande vergogna. Perché sono stati i tedeschi ad essersi resi colpevoli di tanto dolore: non dobbiamo dimenticare che i molti milioni di vittime sono una nostra colpa”, ha detto la cancelliera tedesca partecipando con alcuni sopravvissuti a una commemorazione a Berlino. “Abbiamo la responsabilità di comunicare quanto noto su quelle atrocità e di tenere viva la memoria”, ha aggiunto. In questa giornata la memoria del mondo intero deve tornare vivida a quel 27 gennaio 1945, quando prigionieri ridotti a scheletri, increduli, riconquistarono la libertà: i soldati dell’Armata Rossa entrarono stupefatti nel campo liberando 7.000 prigionieri ancora in vita. La cerimonia principale si svolgerà alle 15.30 davanti alla Porta della morte di Birkenau, mentre alle 17.00 si renderà omaggio alle vittime davanti al Memoriale. Si stima che ad Auschwitz-Birkenau siano state uccise oltre un milione di persone, per la maggior parte passate per le camere a gas e poi bruciate nei forni crematori. Il 90 per cento di loro erano ebrei. Ma non solo, anche oppositori politici, rom, omosessuali e disabili. Il simbolo nel mondo dei campi di concentramento è la tristemente famosa scritta all’ingresso “Arbeit macht frei”, “Il lavoro rende liberi” e lo scalo ferroviario dove arrivavano i treni da tutta Europa. (dell’inviato Fabrizio Finzi/ANSA)