Da Amsterdam a Napoli, la tela di Draghi per il QE

Merkel chiama Draghi, chiede lumi su cambio politiche

ROMA. – Una partita a scacchi partita lo scorso aprile, quando per la prima volta Mario Draghi ipotizzò l’acquisto massicci di titoli, e culminata nell’annuncio del QE della Bce giovedì scorso. Una tela di alleanze e, quando queste risultavano impossibili, la sfida all’opposizione: è la strategia con cui il presidente della Bce ha creato le condizioni per lanciare una manovra monetaria storica da oltre 1.000 miliardi di euro. Ecco le tappe principali del confronto fra Draghi, i colleghi della Bce e il gotha della politica europea secondo le ricostruzioni di Bloomberg.

TRE EVENTUALITA’. Ad Amsterdam, la primavera scorsa, Draghi delinea tre “contingenze”, fra cui “un peggioramento delle prospettive d’inflazione di medio termine”, cui rispondere con acquisti di titoli massicci. Quella contingenza si verificherà in poco tempo, con il Pil dell’Eurozona che si arresta e il greggio che fa crollare i prezzi petroliferi.

JACKSON HOLE. Draghi, ad agosto, fa il suo primo affondo al simposio mondiale delle banche centrali nel Wyoming, muovendosi all’insaputa del consiglio Bce: parla di aspettative inflazionistiche in caduta “su tutti gli orizzonti” temporali. Più tardi arriverà la telefonata preoccupata di Angela Merkel.

NAPOLI E WASHINGTON. Il 4 settembre, assieme al piano di acquisti di Abs e covered bond, Draghi si spinge oltre quanto concordato e dice che la Bce punta a spingere il bilancio verso i livelli d’inizio 2012, un’espansione da 1.000 miliardi. E il mese dopo a Napoli, in un consiglio direttivo descritto come particolarmente caotico, ridimensiona le aspettative per venire incontro alla crescente opposizione interna. I mercati vanno giù e a Francoforte, a un ricevimento all’Opera, l’italiano avrebbe ironizzato sulla reazione degli investitori: “peggio è, più mi sembra di divertirmi”, avrebbe detto secondo la Bloomberg.

CONSULTAZIONI AMERICANE. Già da settembre, a Washington, era salita la la temperatura del confronto con Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank che capeggia l’opposizione al QE, secondo cui il target di bilancio era informale. Ma a dicembre, in sfida all’opposizione tedesca, Draghi dirà che è a quell’espansione di bilancio che la Bce mira. In quei giorni si consulta con Lawrence Summers, ex segretario del Tesoro Usa, e Markus Brunnermeier, economista a Princeton, che volano a Francoforte.

OFFENSIVA MEDIATICA. Siamo a inizio gennaio 2015, lo staff della Bce prepara un modello di QE da 500 miliardi. Draghi evita di mettere la Germania al margine. Parte l’offensiva mediatica con l’intervista insolitamente intima alla Zeit. Fino al 14 gennaio, quando il parere positivo della Corte Ue spiana la strada al QE. Lo stesso giorno Draghi vedrà la Merkel a Berlino, delineando, per bypassare le obiezioni della Bundesbank, un QE temperato che lascia gran parte dei rischi a livello nazionale.

GOVERNATORI INFURIATI. Alla vigilia del consiglio di giovedì scorso, alcuni governatori sarebbero infuriati per non aver ricevuto dettagli sulla proposta di Qe, che arriverà in un documento di 33 pagine discusso fino all’ultimo minuto. Il programma di acquisti da 60 miliardi di euro al mese sarà approvato a “larga maggioranza” con i tedeschi, più isolati, in minoranza.

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