Poche novità dal discorso del presidente Maduro all’Assemblea Nazionale

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Le speranze, deluse. I timori, confermati. Il presidente della Repubblica, Nicolàs Maduro, ai deputati dell’Assemblea Nazionale convocati in sessione solenne, ha presentato il bilancio della sua gestione durante il 2014. Ai giornalisti, avidi di notizie, e agli analisti di politica e di economia, in attesa di novità, non è rimasto che arrendersi di fronte alla realtà. L’esame del discorso del capo dello Stato conduce a una sola conclusione:  la notizia non è da ricercare in ciò che il capo dello Stato ha detto, in un intervento durato più di tre ore, ma nel suo silenzio su quegli argomenti che si reputano importanti. E, in quanto ai pochi provvedimenti annunciati, questi sono stati solo enunciati per sommi capi. Saranno i ministri responsabili ad illustrarli in maniera esaustiva. O, almeno, questo è quanto ha assicurato il presidente della Repubblica.

Il capo dello Stato ha evitato ogni riferimento al suo recente periplo per il Medio Oriente. Nessun accenno agli accordi firmati, come annunciato durante il suo viaggio, né ai presunti prestiti ottenuti e alle condizioni in cui sono stati concessi. Silenzio. In quanto alla possibilità di un nuovo “conclave” dell’Opec, per riconsiderare la possibilità di intervenire sulla produzione di greggio per spingere di nuovo al rialzo i prezzi del barile, nulla è stato detto.

Il capo dello Stato, durante il suo discorso, ha insistito sulla retorica politica. Ha ammesso che il Paese è in crisi per poi dire, con un misto di rassegnazione e speranza, “Dio provvederà”. Ha accusato di nuovo l’Opposizione di promuovere un presunto “golpe economico” e di cospirare contro il governo. E ha negato che le difficoltà del Paese siano il risultato di politiche inadeguate.

Ha sottolineato la necessità di provvedimenti economici per superare le difficoltà.  Ma nessun annuncio concreto è stato fatto. Ha detto che è ormai necessario aumentare il prezzo della benzina ma ha anche assicurato, come già fatto in altre occasioni, che il provvedimento sarà il risultato di un profondo dibattito nazionale. Ha quindi reso nota la decisione di incrementare il salario minimo in un 15 per cento e di modificare il controllo dei cambi. Fermo restando il tasso di cambio “ufficiale” a 6:30 bolìvares il dollaro – utile secondo alcuni economisti e politici simpatizzanti dell’Opposizione a nascondere all’estero la vera realtà del Paese e indispensabile invece stando al Governo a non far pesare sugli strati più umili della popolazione tutto il peso della crisi -, nulla di concreto è stato riferito circa l’unificazione dei “Sicad” 1 e 2  né sono stati offerti dettagli sul nuovo “mercato”, gestito dalla banca e dagli operatori autorizzati, nel quale domanda e offerta dovrebbero ritrovarsi per definire liberamente il valore di scambio della valuta.

E così quelli che erano i timori di tanti si sono trasformati in certezza. Di nuovo in attesa. Infatti, saranno i ministri responsabili ad illustrare, quando lo considereranno opportuno, i provvedimenti che indicheranno definitivamente l’orientamento economico del governo. Resta da capire perché, pur in un anno elettorale, il governo indugi tanto nell’approvare i provvedimenti necessari per rilanciare l’economia. Specialmente quelli che tutti, da destra a sinistra, considerano ormai inevitabili.

Intanto il capo dello Stato, accompagnato dalla sua comitiva, si è recato nuovamente in Medio Oriente. Questa volta per assistere ai funerali di Stato del Re Abdalò ben Abdelaziz, in Arabia Saudita. Appena il tempo di tornare dalla cerimonia di insediamento del presidente boliviano, Evo Morales, e di partecipare alla commemorazione dell’insurrezione popolare del 23 gennaio 1958 contro la crudele dittatura perezjimenista. Ed è stato proprio in occasione della commemorazione di un nuovo anniversario della storica data che il capo dello Stato ha inveito contro gli ex presidenti Andrés Pastrana, della vicina Colombia, Felipe Calderòn, del Messico e Sebastián Piñera, del Cile, chiamandoli  “fannulloni”.

– Calderón, Piñera, Pastrana – ha detto il presidente Maduro di fronte alla folla di bandiere e camice rosse– potete venire in Venezuela quante volte volete. Però – ha proseguito – vi sia ben chiaro che state sostenendo un gruppo di destra che non riconosce questo governo e sta promuovendo un colpo di Stato. Se ciò dovesse accadere sareste responsabili e complici di un bagno di sangue. Dovreste preoccuparvi della crisi nei vostri paesi invece di mettere le vostre ripugnanti narici in Venezuela. Vi diamo il benvenuto nel Paese e subito ripudiamo la vostra presenza. Vi siete trasformati nel club dei presidenti fannulloni. Vi pagano con denaro sporco per favorire un colpo di Stato-.

Parole dure, alle quali gli ex presidenti hanno risposto con moderazione e prudenza, e che subito le agenzie di stampa del mondo hanno ribattuto così come è stata immediatamente diffusa la notizia che agli ex presidenti Pastrana e Piñera è stata negata la possibilità di incontrare il leader di Voluntad Popular, Leopoldo Lòpez, detenuto nella prigione di “Ramo Verde”.

I tre ex capi dello Stato, in Venezuela per partecipare al convegno “Poder ciudadano y la democracia de hoy”, organizzato dal “Congreso Ciudadano”, hanno incontrato comunque le famiglie degli esponenti politici in carcere e quelle delle vittime della repressione. In agenda anche probabili  riunioni con esponenti di organismi privati di orientamento filo-governativo, nati dopo le “guarimbas”.

L’Opposizione, rispondendo alla convocazione della Mud, ha partecipato alla “marcha de las ollas”, un nome forse poco opportuno che evoca il “golpe” al presidente socialista Salvador Allende. La manifestazione si è svolta senza problemi ma anche senza la forte partecipazione che i leaders politici sicuramente speravano.

Per restare nell’ambito politico, da segnalare gli echi della liberazione dell’ex Sindaco di San Diego, Enzo Scarano.  Il deputato del Pd eletto in Sud America, Fabio Porta, ha manifestato soddisfazione per la liberazione dell’ex Sindaco ma anche tanta preoccupazione  “per la permanenza di Lucchese in carcere”.

– A quasi un anno dall’arresto di Enzo Scarano e Salvatore Lucchese, che personalmente avevo denunciato nel corso di un intervento in Parlamento – ha dichiarato il deputato del Pd che lo scorso anno si fece promotore di una missione di tutti i parlamentari italiani eletti in Sud America a Caracas, per incontrare la collettività italiana, le autorità diplomatico-consolari del nostro Paese, i parlamentari e le autorità di governo del Venezuela -, accolgo con grande soddisfazione la notizia della concessione da parte delle autorità venezuelane degli arresti domiciliari all’ex sindaco della città di San Diego.

Per Fabio Porta “bene ha fatto il sottosegretario Mario Giro a seguire da vicino e con la dovuta accortezza e attenzione la vicenda, come più in generale la delicatissima situazione del Venezuela e le grandi ansie dei connazionali che vivono in quel Paese”.

Il deputato ha assicurato che continuerà a lavorare “a tutti i livelli – politico, diplomatico e della società civile – per favorire soluzioni pacifiche ma di cambiamento, per aiutare il Venezuela a superare la crisi politica ed economica anche grazie ad un’Italia attenta e vicina a quanto accade in un Paese amico dove vive una delle nostre più grandi collettività nel mondo”.

(Mauro Bafile)

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