Romero presto beato, il Papa dà il “sì” definitivo

Papa: autorizza beatificazione mons. Romero

CITTA’ DEL VATICANO. – Poche righe che riassumono l’attesissimo esito di una causa durata più di vent’anni: papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei santi a promulgare il decreto riguardante “il martirio del servo di Dio Oscar Arnolfo Romero Galdamez, arcivescovo di San Salvador; nato il 15 agosto 1917 a Ciudad Barrios (El Salvador) e ucciso, in odio alla fede, il 24 marzo 1980, a San Salvador (El Salvador)”. A 35 anni dalla morte, è il “sì” definitivo di Bergoglio alla beatificazione del martire dei poveri, già venerato come un santo nel suo Paese e in tutta l’America Latina. Dopo il riconoscimento del martirio, appena tre settimane fa, da parte dei teologi della Congregazione, seguito da quello dei cardinali e vescovi, la firma del Papa era l’unico atto ancora mancante alla beatificazione di Romero che, si limita a confermare il postulatore della causa, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, avverrà “sicuramente entro l’anno, e non tanto in là”. Per la cerimonia sembra comunque decadere, per mancanza di tempo, la prima ipotesi fatta dalla Chiesa salvadoregna, quella del prossimo 24 marzo, data della morte di Romero. Resta in piedi invece l’altra ipotesi, quella del 15 agosto, anniversario della nascita. A celebrare a nome del Papa a San Salvador, alla presenza anche del postulatore, sarà comunque il cardinale Angelo Amato, prefetto del dicastero per le Cause dei santi. Si chiude così il lungo e tormentato iter per elevare agli altari l’arcivescovo di San Salvador, che a causa del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura militare, da strenuo paladino dei poveri e degli oppressi, fu assassinato sull’altare da un sicario di estrema destra mentre celebrava la messa nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza. La causa, che fu anche molto ostacolata, fu aperta nel marzo 1994 a livello diocesano e portata nel 1997 dal postulatore mons. Paglia al livello della Congregazione vaticana. E’ poi lungamente rimasta ferma, sbloccandosi decisamente solo con l’avvento al soglio papale di Jorge Mario Bergoglio. A dilazionare il processo negli anni è stata, tra le altre cose, l’opposizione di presuli sia latino-americani che di Curia per il fatto che Romero era considerato vicino alle posizioni della “teologia della liberazione” e veniva comunque usato come un simbolo dalle formazioni politiche di sinistra. “Sono davvero commosso perché dopo tanti anni, finalmente, giunge la conclusione di questo lungo processo, di questa lunga causa, e la gioia è doppia. Non solo perché i pareri sono stati unanimi, sia da parte dei teologi che dei cardinali, ma anche perché c’è un ‘quid provvidenziale’ nel fatto che Romero venga dichiarato beato dal primo Papa sudamericano della storia”, commenta mons. Paglia alla Radio Vaticana. “Un Papa – osserva – che chiede una Chiesa povera per i poveri, quello che Romero ha vissuto fino all’effusione del sangue”.  (di Fausto Gasparroni/ANSA)

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