Spose a 9 anni e casalinghe, le donne secondo l’Isis

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ROMA. – “Unitevi all’Isis, vi sposerete a nove anni e passerete il resto della vostra vita a occuparvi del focolare domestico”. Con questo messaggio i jihadisti sperano di invogliare le donne arabe a lasciare i loro Paesi per trasferirsi in Siria o in Iraq ad accudire i terroristi. Un manifesto di 40 pagine corredato di foto, pubblicato sui siti jihadisti più popolari dalla brigata femminile Al-Khanssaa e ora tradotto in inglese da Charlie Winter, un ricercatore della Quilliam Foundation. Nell’ennesima manifestazione di propaganda del terrore, l’Isis delinea la sua visione della donna, conforme alla “sharia” e “allo stile di vita ordinato da Allah”. L’istruzione femminile deve cominciare a 7 anni e finire a 15 ed essere soprattutto incentrata sugli studi coranici, la cucina e il cucito. Tutte materie indispensabili al suo ruolo di “angelo del focolare”. “Non c’è’ bisogno”, è la raccomandazione contenuta nel manifesto, “che una donna saltelli di qua e di là per prendersi una laurea solo per dimostrare che è più intelligente di uomo”. Alla vita sedentaria alla quale una donna dell’Isis deve essere relegata, ci sono tre eccezioni: il medico, l’insegnante e, naturalmente, “la chiamata alla jihad, nel caso non ci fossero abbastanza uomini”. Tutti lavori che però possono essere esercitati al massimo tre volte a settimana. Rigorosamente proibite la chirurgia plastica, i piercing e “quelle cose che pendono dall’orecchio”. Banditi i centri estetici e i negozi d’abbigliamento perché “frutto del demonio”. Dopo il matrimonio, la donna dovrà rimanere “velata e nascosta al mondo”. Una concezione repressiva e retrograda della donna che in alcuni paesi arabi è realtà. Ma i jihadisti dell’Isis si spingono oltre considerando “legittimo” sposarsi a soli nove anni. E comunque non oltre “i sedici o i diciassette anni, quando sono ancora giovani e attive”.