Il caso della Spagna, la crescita vola al 2,3%

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BRUXELLES. – Per la prima volta dallo scoppio della crisi torna la crescita in tutti i paesi dell’eurozona, ma con grandi disparità tra loro. E balza subito agli occhi che tra quelli a spingere di più sull’acceleratore del Pil nel 2015 ci saranno Spagna, Irlanda e Grecia. Tutti paesi, insomma, che hanno conosciuto i programmi lacrime e sangue degli aiuti finanziari della Troika e del prestito alle banche iberiche. Il record di economia che cresce più in fretta dell’eurozona andrà anche nel 2015, secondo le previsioni economiche d’inverno della Commissione Ue, proprio alla tigre celtica: +3,5%. Il dato è però leggermente al ribasso rispetto alle previsioni d’autunno (3,6%) e decisamente in rallentamento dopo il +4,8% del 2014. Secondo l’analisi di Bruxelles, l’economia di Dublino resterà “solida e continuerà a crescere più velocemente della media Ue”, mentre “grazie a un forte gettito il deficit resta in discesa nonostante una considerevole spesa eccessiva” (2,9%). A giocare a favore esportazioni e la presenza delle sedi delle multinazionali. La disoccupazione scende al 9,6%. Il caso spagnolo è ancora più emblematico, e il premier Mariano Rajoy ha subito parlato di “orgoglio legittimo”. Con le nuove previsioni la crescita balza infatti al 2,3% (dall’1,7% stimato in autunno) dopo l’1,4% del 2014, grazie alla ripresa della domanda interna che beneficia di un mercato del lavoro migliorato, condizioni creditizie più facili, maggiore fiducia e prezzi del petrolio al ribasso. Se le esportazioni sono in temporanea battuta d’arresto, miglioreranno tra questo e il prossimo anno in linea con una rafforzata competitività, mentre disoccupazione e deficit sono in discesa (rispettivamente 22,5% e 4,5%). Interessante anche il caso della Grecia. A politiche invariate, ossia assumendo che il Paese rispetti gli impegni presi con la Troika, Atene crescerà ancora di più della Spagna, con un Pil al 2,5% che schizza al 3,6% nel 2016. E non solo azzererà il suo deficit, ma lo trasformerà in un surplus record dell’1,1% quest’anno e dell’1,6% il prossimo da fare impallidire la Germania (0,2%). In calo anche la disoccupazione (25% nel 2015 e 22% nel 2016) e il debito (rispettivamente 170,2% e 159,2%). L’economia greca ha cominciato a crescere di nuovo trainata dai consumi privati e l’aumento delle esportazioni ma, avverte la Commissione, “l’incertezza della direzione delle politiche sta colpendo la fiducia e può rallentare la velocità della ripresa”.  (di Lucia Sali/ANSA)

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