Sangue alla vigilia della tregua. Gli Usa accusano Mosca

UCRAINA: ANCORA SANGUE ALLA VIGILIA DELLA TREGUA

MOSCA. – Si intensificano i combattimenti nel martoriato sud-est ucraino alla vigilia della tregua prevista dai nuovi accordi di Minsk. E con essi continua ad allungarsi la scia di sangue. Alla luce della mancata de-escalation delle violenze, gli Usa hanno accusato Mosca di aver già violato “lo spirito dell’accordo” siglato appena ieri e di continuare a trasportare equipaggiamenti militari verso il confine con l’Ucraina. Stando a quanto riportano le autorità ucraine e quelle dei separatisti, sono decine le persone che hanno perso la vita nelle ultime 24 ore nel Donbass in guerra: un segnale di certo non positivo in vista del cessate il fuoco che dovrebbe scattare alla mezzanotte tra sabato e domenica. E tra le vittime ci sono molti civili, falciati dai proiettili di artiglieria e dai razzi che continuano a piovere micidiali sui centri abitati. Le forze governative fanno sapere di aver perduto 11 uomini tra ieri e oggi, mentre altri 40 sono rimasti feriti. Gli scontri più aspri si registrano nella ‘sacca’ di Debaltseve: uno snodo ferroviario di grande importanza attorno al quale i ribelli sostengono di aver circondato migliaia di soldati ucraini e ne chiedono la resa. Il governo di Kiev, che non vuole cedere quel territorio strategico, nega però che i propri militari siano completamente accerchiati e la questione rischia di mettere in serio pericolo l’imminente tregua. La pensano in questo modo numerosi esperti. E anche il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, secondo cui “i reparti ucraini che si troveranno nella ‘sacca’ anche dopo l’inizio della tregua naturalmente cercheranno di uscirne, violando il regime del cessate il fuoco”. Lo stesso presidente ucraino Petro Poroshenko è apparso pessimista quando stamattina ha sottolineato che la pace è ancora “lontana” e che “nessuno ha la certezza che le condizioni firmate a Minsk saranno rispettate rigorosamente”. Se la tregua non dovesse reggere, Mosca – accusata di sostenere militarmente i separatisti – rischia però nuove sanzioni da Ue e Usa. Anche se il Cremlino ha ribadito oggi che la Russia è “un Paese garante” dei nuovi accordi di Minsk, ma “non partecipa al conflitto” nel sud-est ucraino e quindi “non è una parte che deve adempiere” alle misure concordate nella capitale bielorussa. A pagare il prezzo più alto in questo conflitto sembrano essere sempre i civili. A Donetsk, roccaforte dei ribelli, stando ai separatisti locali, nelle ultime 24 ore i bombardamenti dell’artiglieria di Kiev hanno ucciso almeno tre civili. E a Gorlivka – a nord-est di Donetsk – i filorussi denunciano l’uccisione di almeno altre quattro persone, tra cui tre bambini. Almeno altri tre civili avrebbero inoltre perso la vita a Lugansk – l’altro baluardo ribelle – in un bombardamento notturno. E non lontano, nella cittadina di Shastie, almeno quattro donne sono state uccise dai colpi d’artiglieria – stavolta sparati dai separatisti, sostiene il governatore locale pro-Kiev – che hanno completamente distrutto il bar in cui lavoravano. Ma in quelle che si spera siano le ultime ore di sangue prima della tregua, i poco precisi quanto micidiali razzi Grad hanno portato la morte anche a 40 chilometri dalla linea del fronte uccidendo due persone, tra cui un bimbo di sette anni, ad Artiomivsk: una cittadina controllata dalle truppe governative. Proprio per creare una zona cuscinetto ed evitare i bombardamenti sui centri abitati, uno dei 13 punti dei nuovi accordi siglati ieri a Minsk prevede l’arretramento degli armamenti pesanti a distanza di sicurezza (50-140 chilometri a seconda della gittata) a partire da martedì. L’intesa è stata letta come un segnale di speranza, ma è allo stesso tempo accolta con profondo scetticismo da molti esperti. Sono infatti molte le ombre che restano sullo sfondo del negoziato: dallo status delle regioni ribelli al controllo dei confini russo-ucraini. Inoltre non è chiaro come sarà risolta la questione di Debaltseve.
(di Giuseppe Agliastro/ANSA)