Juncker, ancora lontani da accordo sulla Grecia

Grecia: Tsipras, non ancora accordo, ma strada giusta

BRUXELLES. – Dopo aver faticosamente avviato il dialogo, Grecia e Ue entrano nella fase tecnica della trattativa che andrà avanti tutto il weekend per preparare la strada ad un accordo politico all’Eurogruppo di lunedì. Ma nonostante la buona volontà espressa da entrambe le parti, l’incertezza resta elevata: per il presidente della Commissione Jean Claude Juncker siamo “molto lontani” da un compromesso, e per quello dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem la faccenda è “molto complicata”, le opzioni “limitate” e quindi resta “pessimista”. Intanto il segretario al Tesoro Usa, Jack Lew, telefona ad Alexis Tsipras, per esprimere il sostegno degli Usa alla Grecia e auspicare un esito positivo dei negoziati in corso fra il governo di Atene e i partner dell’Eurozona. “Siamo molto lontani da ciò che potrebbe essere chiamato un compromesso politico”, ha detto però Juncker, convinto che la Grecia “dovrebbe chiedere un prolungamento del programma” di salvataggio e che per Atene “è fondamentale arrivare al pareggio di bilancio”. Perciò “quelle misure che il governo greco vuole tagliare, devono essere sostituite da altre misure che portino agli stessi obiettivi di bilancio”. Il confronto, partito oggi a Bruxelles tra i tecnici della ex Troika e quelli greci, ho proprio lo scopo di analizzare le differenze tra l’attuale piano europeo e quello greco, ancora molto confuso. Gli esperti hanno invece bisogno di fare chiarezza perché, per trovare la base comune su cui l’Eurogruppo lunedì potrà lavorare, devono sapere esattamente quali misure vuole portare avanti il Governo. Atene vorrebbe sostituire con sue misure il 30% del Memorandum con l’Ue ma, spiegano fonti europee a titolo di esempio, non puoi sostituire “una misura ad alto impatto sui conti con qualcosa che regola l’indipendenza dell’ufficio di statistica greco”. Il Memorandum si può cambiare perché “non è la Bibbia”, rilevano le fonti, ma “l’ideologia deve restare la stessa”. L’Ue, Germania compresa, è disposta a modificarlo così come è disposta a non chiamare più ‘Troika’ il team di esperti Ue-Bce-Fmi. Che però resta in funzione, perché Berlino non intende accreditare l’Ocse a ‘vigile’ del piano. Ma le opzioni per cambiare politiche “sono molto limitate dato lo stato dell’economia” greca che nel quarto trimestre torna a contrarsi, spiega Dijsselbloem. Perché “puoi spendere soldi solo quando li hai”, e la Grecia “vuole tanto ma ha veramente pochi soldi”. Cosciente delle casse vuote, il ministro delle finanze Yanis Varoufakis torna sul problema del debito: per i creditori “un taglio è preferibile a una estensione delle scadenze”, perché “tutti sanno che la Grecia non sarà mai in grado di sostenere il debito attuale senza un nuovo contratto”. E, parlando al Guardian, sottolinea: “non c’e’ un piano B. Ci minacciano sempre che se non firmiamo gli accordi ci sarà l’Armaggedon. Beh, lasciamo che ci sia”. E aggiunge: “una cosa e’ dire che non saremmo mai dovuti entrarci, un’altra e’ dire che dovremmo uscire. Se torniamo indietro, cadiamo in un burrone”. (di Chiara De Felice/ANSA)

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