Libia, così la possibile coalizione internazionale

'CONTRO ISIS SERVE ESERCITO LIBICO,TROPPO CAOS PER STRANIERI'

BEIRUT. – Se il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dovesse accogliere gli appelli del governo libico di Tobruk e dell’Egitto per un intervento militare in Libia, e’ probabile che a far parte dell’alleanza sarebbero molti dei Paesi gia’ impegnati nella Coalizione internazionale a guida americana che si batte contro l’Isis in Iraq e Siria. La grande differenza, sia rispetto all’azione in questi due Paesi, sia all’operazione Nato ‘Unified Protector’ che nel 2011 porto’ all’abbattimento del regime del colonnello Muammar Gheddafi, e’ che in questo caso sarebbe con tutta probabilita’ necessario schierare truppe sul terreno, in un Paese diviso tra l’esecutivo di Tobruk riconosciuto internazionalmente, le milizie che controllano Tripoli, vicine ai Fratelli Musulmani, e un mosaico di gruppi fondamentalisti e jihadisti. E non e’ escluso che proprio la presenza di truppe straniere potrebbe accelerare la migrazione di jihadisti da diverse organizzazioni verso il Califfato islamico, che finora, secondo stime dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) sarebbero non piu’ di un migliaio, concentrati a Derna. Quella a cui si assiste in Libia, dunque, non e’ una ‘invasione’ dello Stato islamico, ma una ‘conversione’ di un numero finora limitato di elementi locali, riunitosi attorno ad un nucleo di circa 300 miliziani di ritorno da Siria e Iraq. Se tuttavia la comunita’ internazionale decidesse di passare all’azione militare, le stime di diversi analisti prevedono che sarebbe necessaria una forza di terra di non meno di 30.000 soldati. Di questi 5.000-6.000 potrebbero essere italiani. E, come avvenuto nell’operazione di quattro anni fa, dalle sette basi italiane partirebbero anche la maggior parte dei caccia impegnati nei bombardamenti aerei. Alcune di queste sono a ridosso del possibile teatro di guerra, in particolare Trapani Birgi, Gioia del Colle, Sigonella e Pantelleria. Il comando centrale potrebbe essere ancora a Napoli, come avvenuto nella precedente operazione. Per gli attacchi sarebbe utilizzata anche la base britannica di Akrotiri, a Creta. Quanto ai Paesi che potrebbero prendere parte ad un’azione militare, sul fronte Occidentale i ‘candidati’ che sembrano piu’ probabili sono quelli che parteciparono ai raid del 2011. In particolare Gran Bretagna, Francia, Canada, gli Usa (forse con una funzione di appoggio tattico piu’ che di intervento diretto), e l’Italia. Ma anche altri che quattro anni fa svolsero operazioni di controllo dello spazio aereo, come la Spagna e l’Olanda. Per quanto riguarda gli arabi, oltre all’Egitto, che ha gia’ cominciato a colpire le postazioni dell’Isis a Derna, e’ possibile ipotizzare la presenza di altri Paesi gia’ impegnati nei bombardamenti sullo Stato islamico in Siria: in particolare gli Emirati arabi uniti (gia’ presenti nell’alleanza del 2011) ma anche la Giordania e il Marocco, le due monarchie filo-occidentali vicine a quelle dei Paesi del Golfo.