L’industria italiana rialza la testa, bene fatturato e boom ordini

industria italiana

ROMA. – L’industria italiana rialza la testa: fatturato e ordini a dicembre tornano a crescere e non sono solo aumenti da ‘zero virgola’. Le vendite salgono dell’1,4% su base mensile, come non accadeva da quasi un anno, e ancora meglio va per le commesse, che registrano un balzo del 4,5%. Le aziende raccolgono sia fuori confine che sul mercato interno, ma è l’export a fare la differenza, con un boom degli ordinativi esteri che non si vedeva da oltre cinque anni. Si allunga ancora quindi la serie di segni più rilasciati dall’Istat nei suoi report congiunturali, in controtendenza rispetto a quanto accadeva solo qualche settimana fa. Ma c’è un’eccezione alla sfilza di buone notizie: in tutta Italia, tra le grandi città si salva solo Bolzano, i prezzi risultano in calo, con un arretramento su base nazionale dello 0,6%. Non accadeva da oltre mezzo secolo, conferma l’Istat. Il dato risente del tracollo dei listini dei carburanti (-14% la benzina) e, infatti, il resto del paniere scende meno, con i prezzi del carrello che non mostrano il segno meno, ma tengo botta registrando una variazione nulla. Tornando al dato complessivo, si tratta di deflazione tecnica, una situazione capace di innescare scenari devastanti per l’economia. Ma c’è chi invita a una lettura diversa, come Confcommercio: “I prezzi decrescenti, per un periodo limitato, se non intaccano negativamente le aspettative delle famiglie, possono costituire un valido contributo al sostegno del potere d’acquisto, irrobustendo l’effetto sulla crescita proveniente dalla produzione industriale e dalle esportazioni”. Insomma in un contesto cambiato la deflazione si potrebbe rivelare una leva. Gli ‘sconti’ ereditati dalla crisi e dalla caduta del prezzo del petrolio potrebbero aiutare la fase di rilancio, incentivando i consumi, rimasti fiacchi, almeno stando ai dati fin qui arrivati. Quel che, a questo punto, sembra certo è invece il riscatto dell’industria, motore della nostra economia, fondata sul manifatturiero, in Europa siamo secondi solo alla Germania. Tutto è successo a dicembre, con il fatturato salito dello 0,8% sul mercato interno e del 2,8% all’estero. Sull’intero anno l’aumento è ridotto allo 0,1%, un giro d’affari quindi pressoché piatto ma si tratta comunque di un valore molto diverso da quelli passati (forti cali avevano interessato sia il 2012 e il 2013). Lo stesso vale per gli ordini, rispetto a novembre aumentano sia sul territorio nazionale che fuori dall’Italia, mentre il rialzo tendenziale è tutto merito dell’export (+15,5%). L’anno si conclude con un +1,1% sotto la spinta di un dicembre andato meglio del previsto. Guardando ai settori, nell’ultimo mese si sono messi in evidenza i cavalli di battaglia del Made in Italy, dall’alimentare all’abbigliamento, passando per i macchinari. Ma Federmeccanica, che riunisce gli imprenditori dell’industria pesante, pur riconoscendo “moderati segnali di miglioramento” a inizio 2015 parla di numeri “insufficienti a invertire le tendenze negative delle dinamiche occupazionali”. Ecco allora un suggerimento: “Facciamoci anche bacchettare le dita – dice il vice presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz – e usiamo qualche strumento un po’ borderline”, agendo sul delicato confine degli aiuti di Stato vietati da Ue. L’Italia può comunque contare, lo ricorda anche l’agenzia di rating Moody’s, sulle misure prese dalla Bce (leggi Quantitative Easing).  (di Marianna Berti/ANSA)

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