Per Isis l’Italia è un simbolo. Cresce il rischio di attacchi

VATICANO: DA STASERA BONIFICHE A S.PIETRO, AL VIA PIANO SICUREZZA

ROMA. – L’Italia “è un potenziale obiettivo” dei terroristi di matrice islamica, perché è “il simbolo” della cristianità: c’è dunque “un rischio crescente di attacchi” per il nostro paese, che deve fare i conti non solo con foreign fighters e lupi solitari ma anche con una “nuova generazione di jihadisti”, i giovanissimi homegrown che si radicalizzano sul web, e con le donne. Mogli, familiari o amiche dei combattenti partiti per la Siria e l’Iraq, che potrebbero entrare in azione “attratte dall’eroismo dei propri cari, specie se martiri”. Dopo il capo della Polizia, anche i servizi segreti italiani lanciano l’allarme: dall’11 settembre del 2001, mai come oggi l’Italia è stata esposta ai rischi del terrorismo internazionale. Lo dimostrano anche i nuovi numeri sulle espulsioni resi noti dal ministro dell’Interno Angelino Alfano: dalla fine di dicembre sono 21 i soggetti cacciati dal nostro paese perché “sospettati di estremismo violento”. Nella Relazione inviata al Parlamento dal Dipartimento informazioni e sicurezza, gli 007 partono dalla constatazione che la minaccia è sempre più “asimmetrica” e “liquida”, uno scenario in cui si incrociano i proclami dell’Isis e le sempre più sofisticate e non meno pericolose tecniche di cyberwar, che puntano a colpire direttamente le infrastrutture critiche e il know how, mettendo in ginocchio il sistema paese. Ecco perché è necessaria una “condivisa consapevolezza della reale minaccia” da parte delle istituzioni e la capacità di “fare sistema”. Come avviene ad esempio tra le forze di polizia e i servizi nel Casa, il Comitato di analisi strategica antiterrorismo che dal 23 settembre è riunito in seduta permanente e attraverso il quale passano tutte le informazioni relative alle possibili minacce.

ITALIA SIMBOLO, LA LIBIA E’ MINACCIA DIRETTA – La preoccupazione maggiore in questo momento è sicuramente il terrorismo di matrice islamica, rappresentato dal network jihadista che si muove dall’Iraq all’Africa, con al vertice l’Isis e i suoi metodi di propaganda. L’attenzione è concentrata in particolare sulla Libia, che rappresenta una “minaccia diretta” ed un “teatro di assoluta importanza” per il nostro paese: gli 007 invitano a “valutare i margini per contribuire ad innescare dinamiche virtuose” in quel paese e sottolineano che va assolutamente “scongiurata la frammentazione” della Libia, “a sostegno ed in armonia” con l’azione dell’Onu. Il dato positivo è che allo stato non si rilevano “attività o pianificazioni” di attacchi. Ma questo purtroppo vuol dire poco. Perché, è l’analisi dei Servizi, l’Italia è e resta il simbolo della cristianità, come dimostrano i ripetuti proclami dell’Isis su Roma. Inoltre, il pericolo può arrivare dai più svariati fronti, molti dei quali ‘fatti in casa’ come hanno certificato gli attacchi di Parigi e Copenaghen. Vi è in sostanza una serie di “categorie” di soggetti pronti a colpire: emissari addestrati dall’Isis o da altri gruppi terroristici ma anche cellule dormienti. O ancora donne familiari di combattenti, lupi solitari, microgruppi che decidano di attivarsi autonomamente e foreign fighters di rientro o ‘pendolari’ dal fronte. Una minaccia, quest’ultima che non deve essere valutata solo “per gli sporadici casi nazionali” ma soprattutto tenendo conto che l’Italia potrebbe rappresentare il territorio di “ripiegamento” per centinaia di combattenti europei. E considerando che l’Isis, secondo un rapporto della Financial action task force sul riciclaggio di denaro, dispone di circa 15.500 foreign fighters che danno supporto “fisico e monetario”, il numero di quelli che potrebbero ripiegare rischia di diventare importante.

NUOVA GENERAZIONE JIHADISTI E WEB COME CENTRO RECLUTAMENTO – In questo quadro un ruolo fondamentale lo sta giocando Internet. O meglio, l’uso che della rete viene fatto dal network jihadista. E’ sul web, dicono gli 007, che agiscono “veri e propri centri di reclutamento per aspiranti jihadisti”, in grado d’intercettare l’insoddisfazione dei terroristi homegrown che aspirano a passare dalla tastiera ai teatri di guerra. Ed è sempre lì, tra social network e chat, che si sta formando una nuova generazione di jihadisti: “molto giovani, spesso con scarse conoscenze sul piano dottrinale ma ben informati sulla pubblicistica d’area e con ottime competenze informatiche”.

I RISCHI PER L’EXPO E IL PERICOLO DI VIOLENZE SOCIALI – A completare il quadro dei rischi per l’Italia c’è la situazione interna. Se infatti è confermato un “arretramento” della componente anarco-insurrezionalista, ciò non significa che il paese non corra il “rischio di una ripresa di azioni violente” da parte di chi punta a rilanciare il logo della Fai/Fri. La battaglia contro il Tav, inoltre, ha ormai coagulato attorno a sé diverse realtà antagoniste, in cui si muovono anche settori anarchici che potrebbero fare il salto di qualità e che, allo stato, si sono limitati a gesti eclatanti come gli ordigni esplosivi sulle linee dell’Alta velocità. Gli effetti della crisi continuano poi ad inasprire il disagio sociale, specie su determinate categorie di soggetti, tanto che si registra un “innalzamento del livello di protesta”, che potrebbe avere anche “degenerazioni violente”. Allo stato, però, quel che preoccupa di più i Servizi è una data, il 1 maggio: quel giorno a Milano aprirà l’Expo, una vetrina per l’Italia che potrebbe essere presa di mira da centinaia di attivisti in arrivo da tutte le regioni e anche dall’Europa. (di Matteo Guidelli/ANSA)