Il rebus Grecia incombe sulla Bce, Ue studia 50miliardi di nuovi aiuti

Wolfgang Schaeuble

ROMA.- Gli uffici tecnici della Bce stanno ultimando i dettagli del quantitative easing, pronto a partire dopo la riunione dei governatori a Cipro giovedì e la pubblicazione dell’atto legale degli acquisti di bond. Ma il governing council a Nicosia rischia di essere oscurato da un ingombrante convitato di pietra: la Grecia. L’Europa discute un terzo salvataggio da 50 miliardi di euro mentre il governo Tsipras, stretto fra le fibrillazioni interne per il voto ‘tradito’ e l’urgenza di dare il colpo d’acceleratore alle riforme, cerca di trovare la quadra che convinca l’Eurogruppo a sborsare un anticipo dell’attuale pacchetto, evitando così un default pronto a scattare a metà marzo. Nonostante i mercati ignorino gli sviluppi ellenici – il Nasdaq a Wall Street vola oltre 5.000 punti per la prima volta dal 2000 – l’emergenza di dieci giorni fa, risolta con il fatidico accordo fra Atene e l’Eurogruppo, sta riemergendo prepotentemente. Faremo le nostre proposte, “alcune verranno quantificate” all’Eurogruppo di lunedì, fa sapere il vicepremier Yannis Dragasakis. Ma in una fuga in avanti che sembra studiata per mettere Atene alle strette, il ministro spagnolo delle Finanze Luis de Guindos ha rivelato che l’Ue studia un “terzo salvataggio” della Grecia fino a 50 miliardi che partirebbe dopo giugno. Il contrario, apparentemente, di quello che vorrebbe Tsipras, che spinge invece per un taglio del debito. L’uscita di Guindos, confermata dal vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, arriva forse non a caso a pochi mesi dalle elezioni politiche in Spagna e subito dopo le accuse di Tsipras a Spagna e Portogallo di mettere a repentaglio il negoziato greco con l’Europa. Madrid e Lisbona chiedono una replica da parte della Commissione Ue e il collega tedesco Wolfgang Schaeuble bacchetta Atene per l'”uscita scorretta” che rompe il protocollo dell’Eurogruppo. Draghi dovrà fare uno sforzo notevole per chiamarsi fuori dalle polemiche che impazzano nel negoziato greco. Non sarà facile perché la Bce è in prima linea. C’è la questione, politicamente incandescente, dei due miliardi di euro di profitti sugli acquisti di bond ellenici “dovuti” da Francoforte secondo Atene, cui Draghi ha già replicato che i soldi sono stati distribuiti fra le banche centrali dell’euro. C’è la dipendenza delle banche greche dalla liquidità d’emergenza autorizzata dalla Bce dopo che questa le ha escluse, il 4 febbraio, dai rifinanziamenti diretti. E c’è un altro macigno: il governo del Paese, che è quasi insolvente, vorrebbe che la Bce alzasse la soglia di 15 miliardi di euro sulle sue emissioni di debito a breve. Una concessione che appare improbabile perché la Bce sa benissimo che quei bond verrebbero comprati dalle banche, che a loro volta lì darebbero a garanzia di liquidità che poi userebbero per sottoscrivere altri bond: un circuito vizioso che fa della Bce il finanziatore di ultima istanza di Atene. Nodi molto politici, che rischiano di oscurare, al consiglio Bce di giovedì a Cipro, gli altri temi sul tavolo. Ci sono i dettagli sul ‘QE’ in arrivo giovedì (non molti, in verità, perché il ‘legal act’ dovrebbe uscire dopo il consiglio di giovedì e dunque gli acquisti partire non prima di lunedì prossimo). Ci sono i segnali di ripresa, e Draghi si soffermerà sulle nuove stime 2015-2016 su inflazione e crescita che potrebbero essere state migliorate.
(di Domenico Conti/ANSA)

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