Proteste contro Dilma, un milione in piazza in Brasile

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SAN PAOLO. – Prova di forza delle opposizioni che hanno portato oggi in piazza più di un milione di persone in quasi 50 città del Brasile per protestare pacificamente contro il governo di sinistra, la corruzione della classe politica e per chiedere l’impeachment della presidente Dilma Rousseff. I primi a scendere in piazza sono stati gli indignados di Brasilia, Rio de Janeiro e Belo Horizonte. In queste tre grandi città la partecipazione non è stata però massiccia: meno di 100 mila persone hanno aderito all’invito lanciato sui social network dalla galassia di movimenti della società civile con ideologie e istanze differenti ma uniti dalla lotta contro la corruzione politica emersa prepotentemente con l’ultimo scandalo di tangenti versate dal monopolista petrolifero pubblico Petrobras ai partiti e politici. Il più colossale scandalo di mazzette a politici brasiliani, secondo la procura generale. Che ha già fatto finire sotto inchiesta 54 politici di governo e opposizione, tra i quali anche i presidenti di Camera e Senato. Oltre ad aver fatto scattare le manette ai polsi di una cinquantina tra manager, imprenditori, banchieri e affaristi. La marcia più imponente è stata quella di San Paolo, dove secondo la polizia un milione di persone si sono ammassate lungo l’Avenida Paulista. San Paolo, cuore finanziario del Brasile e feudo elettorale delle opposizioni di centrodestra che vorrebbero mettere in stato d’accusa la presidente Rousseff dopo la sconfitta alle presidenziali dello scorso ottobre, si è colorata di giallo e di verde, i colori delle bandiere nazionali e delle magliette dei manifestanti, che hanno sfilato gridando slogan contro Dilma “la comunista” e il governo. La presidente, che non è stata coinvolta personalmente nello scandalo Petrobras, ha difeso oggi il diritto di ogni brasiliano a manifestare in maniera pacifica ma ha avvertito nei giorni scorsi che “non esiste un terzo turno elettorale: ci sono stati il primo ed il secondo, l’impeachment non è il terzo”. Ed in effetti la richiesta di messa in stato di accusa della presidente è considerata dai massimi costituzionalisti priva di qualsiasi fondamento. E non sarà la piazza a far vacillare una democrazia ormai consolidata come quella brasiliana. Anche se è stato notato a Rio uno striscione che invocava l’intervento delle Forze armate per “spazzare via i comunisti”. “E’ una manifestazione non troppo piccola per non tenerne conto ma non abbastanza grande per preoccupare”, ha confidato in maniera anonima al sito G1 una fonte molto vicina a Dilma. La presidente dovrà dunque tenere conto di queste manifestazioni che hanno fatto emergere di nuovo, dopo le oceaniche proteste del giugno 2013, il malessere sociale della classe media brasiliana, esasperata dagli scandali di corruzione e preoccupata dall’impennata dei prezzi. La piazza ha però evidenziato le diverse anime della protesta: da quella moderata del movimento ‘Vem pra rua’, che non chiede l’impeachment della presidente, ai falchi del Movimento Brasil Livre, che invocano la messa in stato di accusa di Dilma, per finire con i Revoltados, che vedono “una deriva bolivariana” del Brasile. Questi ultimi però, nonostante i 700 mila seguaci su Facebook, sono un po’ in ribasso dopo le accuse di voler speculare sulle proteste vendendo online, a circa 50 euro, un ‘kit anti-Dilma’ comprendente una polo nera con scritta ‘Dio, patria e libertà’, un peluche e cinque adesivi. (di Marco Brancaccia/ANSA)

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