L’Unione Europea “complice” della deforestazione illegale

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ROMA. – L’Unione europea è “complice” nel disboscamento illegale delle foreste tropicali. Una denuncia forte quella di Fern, Organizzazione non governativa con base a Bruxelles, che spiega come l’Ue sia tra i maggiori consumatori mondiali di prodotti che derivano da quelle terre – importa il 15% di carni bovine, il 31% di pellame, il 18% di olio di palma e il 25% di soia – per un valore di 6 miliardi l’anno. L’Italia, che importa materie prime per un miliardo di euro, è la maggior consumatrice di questi beni nell’Ue. A dirlo è un nuovo studio pubblicato oggi da Fern dal titolo ‘Stolen Goods: the Eu’s complicity in illegal tropical deforestation’ (Beni Rubati: la complicità dell’Ue nella deforestazione illegale delle foreste tropicali) secondo cui Paesi Bassi, Italia, Germania, Francia e Regno Unito importano in Europa il 75% di queste materie di origine illegale e ne consumano il 63%. Tra il 2000 e il 2012 è stato disboscato illegalmente l’equivalente di un campo da calcio ogni due minuti per soddisfare le richieste europee, afferma il rapporto che valuta la responsabilità dei consumi Ue nella deforestazione illegale, sia in valore sia in perdita di superficie. “Che l’Ue sia in cima alla classifica mondiale di importatori di prodotti all’origine della deforestazione è attestato, ma è la prima volta che abbiamo dati che dimostrano che la maggior parte di questa deforestazione è illegale” afferma Saskia Ozinga, coordinatrice di campagna per Fern. Il rapporto si basa sui numerosi studi che documentano la deforestazione illegale, in particolare in Brasile e Indonesia. Grazie ai loro grandi porti, i Paesi Bassi importano la maggior parte (1/3) delle materie prime derivanti dalla deforestazione illegale che entrano in Europa. Poi la gran parte viene trasferita ad altri Paesi europei. I Paesi Bassi e la Germania sono i maggiori importatori di olio di palma, utilizzato in prodotti cosmetici e alimentari; al Regno Unito è destinata la carne bovina mentre la maggior parte del pellame entra in Italia; la Francia è la maggior importatrice di soia, utilizzata nel mangime di polli e maiali da carne. Più della metà di questi prodotti viene dal Brasile, dove si stima che circa il 90% della deforestazione sia illegale; un quarto dall’Indonesia, dove il disboscamento fuori legge sarebbe dell’80%, ma anche da Malesia e Paraguay. “I consumi dell’Ue distruggono l’ambiente e contribuiscono ai cambiamenti climatici” afferma Sam Lawson, autore del rapporto, rilevando che la deforestazione illegale “porta anche a corruzione, perdita di guadagni, violenza e abuso di diritti umani”. La Ong raccomanda quindi che Bruxelles si impegni per un piano d’azione comunitario: occorre “ridurre i consumi dell’Ue e assicurare che vengano importate solo materie prime legali e di origine sostenibile – spiega Ozinga – Un piano d’azione sulla deforestazione e il degrado delle foreste potrebbe favorire il dialogo tra l’Ue e i Paesi fornitori, utilizzando il commercio come incentivo. L’Unione potrebbe stimolare una riforma del diritto nei Paesi fornitori mettendo insieme i governi, le industrie e le associazioni della società civile interessate, non solo allo scopo di ridurre la deforestazione, ma anche per migliorare la governance e rafforzare i diritti di proprietà delle popolazioni indigene e locali”. Anche se molte società si sono impegnate ad arrivare a “deforestazione zero”, il rapporto avverte che, in un contesto di illegalità diffusa, sarà difficile tenere fede all’impegno senza interventi governativi.

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