Le carceri italiane, costano care e sono superaffollate

CARCERI INDEGNE, SI' AD AMNISTIA E INDULTO

ROMA. – Tre anni di provvedimenti sulle carceri hanno fatto calare la popolazione degli istituti di pena di circa 13 mila unità, ma non siamo ancora alla parità tra detenuti e posti letto, con un tasso di sovraffollamento che arriva al 118%. La reclusione è “una risposta costosa e non efficace”: come segnala l’associazione per i diritti nelle carceri Antigone, che oggi a Roma ha presentato il suo rapporto annuale, spendiamo 150 euro per ognuno dei circa 54 mila detenuti, contro i 133 della Francia e i 50 euro della Spagna. E l’83% della cifra se ne va per gli stipendi del personale. Un sistema “tra i più costosi d’Europa – ha sottolineato il ministro della Giustizia Andrea Orlando – quasi tre miliardi, e tra i più inefficienti, con un tasso di recidiva tra i più alti”. Dunque, ha aggiunto il Guardasigilli “da ripensare per intero” togliendo al carcere “la centralità che ha assunto in tutti i sistemi puntivi”. Sono 53.982 i detenuti presenti nelle carceri italiane al 28 febbraio, erano 66.897 alla fine del 2011, anno nel quale sono stati assunti i primi interventi deflattivi: pertanto in tre anni i detenuti sono diminuiti di 12.915 unità. Sui 49.943 posti regolamentari, circa 4.200 sono inutilizzabili per manutenzione, così rimane ancora una discrepanza tra presenze e posti letto. “Il dato significativo – ha detto il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella – è che il calo della popolazione detenuta non è stato lineare, ma si è intervenuti su aspetti patologici, troppi stranieri, troppe misure cautelari e carcerazione per reati con pene bassissime. Tuttavia la discesa si è fermata e speriamo di non assistere ad un’inversione della curva”. Per questo “bisogna insistere sul terreno delle riforme per arrivare a una situazione ‘normale’ ovvero di un detenuto per un posto letto”. Diecimila – secondo Antigone – sarebbero i detenuti i meno se si procedesse alla legalizzazione della cannabis. Il dossier riconosce l’effetto positivo della fine della “ondata securitaria”, cui corrisponde il quasi dimezzamento degli ingressi in carcere e anche il calo dei reati, “smentendo l’affermazione ‘più criminali in carcere e meno delitti fuori'”. “La sanzione penale – ha sottolineato Orlando – si giustifica se produce deterrenza e se la sua esecuzione non produce recrudescenza”. Ora, ha aggiunto il ministro è necessario “ridare centralità alle misure sanzionatorie diverse dalla detenzione”. Secondo il rapporto di Antigone nel 2014 gli ingressi dalla libertà sono stati 50.217, mentre erano ben 92.800 nel 2008: il calo è dovuto alla bocciatura della legge sull’immigrazione (la carcerazione per il cosiddetto reato di clandestinità), alle nuove norme in materia di arresto (tendenti a evitare le cosiddette porte girevoli) e custodia cautelare (limiti all’uso nei casi di reati di minore allarme sociale). “I delitti nella fase storica del decongestionamento carcerario sono infatti diminuiti”, gli omicidi dell’11,7%, le rapine del 13% e i furti dell’1,5%. E’ però ancora alto il dato sulla custodia cautelare, oltre un detenuto su tre non è condannato in via definitiva, “una percentuale che è ancora ben al di sopra di quella europea del 21%”. E la percentuale di stranieri è del 32%, ovvero 11 punti in più rispetto al dato europeo. Sono 14 i detenuti accusati o condannati per terrorismo internazionale jihadista; 725 quelli sottoposti al 41 bis, di cui 8 donne e uno straniero. Sono stati 9 i suicidi dall’inizio dell’anno e 44 nel 2014. Infine Antigone dedica un capitolo agli ex manicomi giudiziari, destinati alla chiusura a fine mese: c’è stato un drastico calo delle presenze, passando dalle oltre 1.200 persone internate nel 2012, alle 847 di maggio 2014 fino alle 761 del 30 novembre 2014, ma continuano “gli ingressi, la media di ricoveri è di 77 a trimestre, praticamente un paziente al giorno, sintomatico di un certo schema interpretativo della magistratura che continua a ritenere l’Opg un’opzione praticabile”. (di Melania Di Giacomo/ANSA)