Dal Picasso al dio Mitra romano, recuperati capolavori che stavano per essere esportati

Carabinieri Tpc recuperano statua romana IIIsec d.C ++

ROMA. – Il muso del toro è sbucato fuori tra le piante, con quel grido furioso e dolorante che lascia scoperti i denti bianchissimi. Il Picasso invece spiccava da Sotheby’s per quel prezzo davvero troppo d’occasione: appena un milione e 400 mila euro. E poi la veduta di S. Marco, trafugata vent’anni fa e fotografata in casa di un mediatore. Sono gli ultimi tre capolavori recuperati dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale prima che sparissero venduti all’estero, per un valore complessivo stimato intorno 30 milioni di euro. Svelati oggi insieme al Ministro dei beni culturali e del turismo Dario Franceschini, sono il bellissimo Mitra Tauroctono, scolpito tra il II e il III secolo d.C.; l’olio su tela ”Violin e bouteille de bass” (cm. 54 x 45) datato 1912 di Pablo Picasso; e l’olio con la ”Veduta di Piazza S. Marco dall’attracco delle gondole” (cm. 122 x 59) attribuito all’artista seicentesco Luca Carlevarijs. ”Sono ritrovamenti eccezionali che dimostrano come dobbiamo ancora difenderci dall’opera di scavo clandestino”, commenta il ministro annunciando che il Mitra “è stato già chiesto per un’esposizione temporanea ai Musei Vaticani”. Scolpito nell’atto in cui il dio colpisce a morte il toro sacro, con lo scorpione tipico dell’iconografia dei templi romani, il Mitra in marmo è stato recuperato a Fiumicino, crocevia del traffico illegale di beni alle porte di Roma. Ad attirare l’attenzione dei carabinieri, racconta il generale Mariano Mossa, un furgone che viaggiava accompagnato da una strana staffetta, con una moto e un’auto a scortarlo. Al controllo, la sorpresa: tra le piante e sotto un telone da giardino, ecco il Mitra ”di un valore stimato di 10 milioni di euro” accompagnato da ”una serie di mappe e indirizzi in Svizzera” che ne testimoniavano la destinazione. Caso più unico che raro, con un lavoro coordinato con la Soprintendenza dell’Etruria meridionale, si è riusciti anche a individuare che la statua arrivava da Tarquinia, anzi, da una precisa area con 9 ambienti saccheggiati, uno dei quali con funzioni sacre. Proprio qui gli archeologi hanno ritrovato poi un piccolo cane, la testa di un serpente e frammenti floreali che combaciavano perfettamente con la scultura, alla quale sono stati ora ricongiunti con un lavoro all’avanguardia dell’Istituto Superiore di Conservazione e Restauro. E proprio a Tarquinia, a luglio, tornerà il Mitra ”in nome di quel principio – spiega Franceschini – per cui le opere, con il buonsenso e le dovute garanzie scientifiche, devono essere restituite ai luoghi di origine, in modo che anche i piccoli musei siano valorizzati dalla loro presenza”. Altrettanto da romanzo la storia del Picasso: una tela sui toni del marrone, ”datata 1912”, quindi in pieno periodo cubista, e ”dal valore stimato di 15 milioni di euro”. Spuntava nella casa d’aste Sotheby’s di Venezia in attesa di attestato di libera circolazione e con un prezzo da vero ‘affare’ di un milione e 400 mila euro. ”Il primo, errato, sospetto è che fosse un falso”, dice Mossa. Il proprietario, un corniciaio romano in pensione, racconta di averlo avuto in dono nel 1978 da un cliente, in ringraziamento di una sostituzione gratuita di un vetro sulla foto della moglie defunta. Lo avrebbe conservato per 36 anni, senza particolari cautele, sino alla recente scoperta di chi fosse l’autore. L’indagine è ancora aperta, così come l’inchiesta nata invece dal ritrovamento del Carlevarijs. Rubato il 28 aprile 1984 in casa di un privato romano, è riapparso tra le 190 foto di dipinti sequestrate a un mediatore d’arte, già indiziato per ricettazione ed esportazione di un altro dipinto negli Usa. Il quadro, ha raccontato l’uomo, gli era stato affidato da un collezionista per venderlo e ha permesso di sgominare un vasto traffico di opere d’arte con la Svizzera, destinate agli Stati Uniti. (di Daniela Giammusso/ANSA)

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