Sale la tensione tra Grecia e Ue in vista delle scadenze di aprile

Greek cabinet meeting

BRUXELLES. – Sale la tensione tra Grecia e Ue in vista delle scadenze di aprile che, in assenza di un accordo, potrebbero portare Atene faccia a faccia con l’incubo default. Davanti al parlamento greco il leader Alexis Tsipras si dice ancora una volta pronto ad un compromesso a patto però, lo spiega in modo esplicito, che sia ”onorevole” e non rappresenti una capitolazione per Atene. Il debito, spiega poi ai suoi parlamentari, deve essere ristrutturato se si vuole fare in modo che venga ripagato. Afferma poi che il governo non alzerà l’Iva, ”per bloccare il dissanguamento del popolo greco”, mentre è determinato a rafforzare la lotta al contrabbando di tabacco e petrolio e a varare una stretta sui trasferimenti di capitali. Impegni che potrebbero apparire ancora troppo generici, visto che le prime ipotesi di riforme avanzate e trapelate durante il week end erano state ritenute non ancora sufficienti tanto che il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha ricordato anche oggi a Tsipras l’importanza di “rispettare gli impegni presi” visto che “le scadenze si avvicinano”. La cancelliera Angela Merkel era apparsa comunque rassicurante almeno fino alle ultime parole di Tsipras: “Stiamo lavorando per far restare la Grecia nell’euro”. Domani ne parlerà con Hollande a Berlino, per fare il punto su tutti i possibili scenari. Appello alla calma arriva anche dal ministro delle Finanze Yanis Varoufakis: basta ostilità tra politici di Grecia e Germania, dice alla stampa tedesca. I negoziati tra Brussels Group (l’ex Troika) e i tecnici greci sono andati avanti intanto senza sosta durante il weekend, e proseguono “giorno e notte”, sottolinea Moscovici. Ma le proposte presentate finora non hanno abbastanza dettagli per soddisfare i creditori. “Il dialogo prosegue, in modo costruttivo, ma ancora non ci siamo e serve ancora del lavoro aggiuntivo della missione ad Atene”, ha spiegato il portavoce del presidente della Commissione Ue Juncker. Finora, chiariscono fonti europee, sul tavolo dei negoziatori sono arrivate proposte frammentarie. Più che una lista si tratta di “pezzi di carta” che coprivano i parametri fissati, ma non le esigenze su “attuazione e impatto” delle riforme. E’ per questo che da Berlino ricordano come l’Eurozona sia ancora in attesa di una lista che “valga la pena discutere”, e la palla rimane in mano greca. Prima di Pasqua un Euro Working Group (gli sherpa dell’Eurogruppo) farà di nuovo il punto dei progressi e valuterà se convocare i ministri per la prossima settimana. Ma questo avverrà solo se il Brussels Group avrà dato il suo parere favorevole alla lista di riforme. In base all’ultima bozza di riforme, al momento il menu greco si pone come obiettivo per il 2015 un incremento netto delle entrate di 3,7 miliardi di euro, e un avanzo primario dell’1,2% del pil (meno del 3,4% previsto dal programma Ue). Resta la tassa sulla proprietà, l’Enfia (equivalente all’Imu in Italia), che Syriza aveva invece promesso di sostituire con una tassa solo sui grandi patrimoni immobiliari. Le privatizzazioni andranno avanti, per un totale di 1,5 miliardi (meno dei 2,2 preventivati dal precedente Governo). Da quella parziale del porto del Pireo il governo stima di ottenere 500 milioni, ma anche quelle degli altri porti dovrebbero proseguire. Il Governo punta a ottenere 875 milioni da un’imposta sui trasferimenti di capitali e dalla lotta all’evasione, tra i 250 e 400 milioni da lotta al contrabbando di petrolio, tabacco e alcol, 350 milioni dall’asta delle licenze tv e altri 420 milioni dal contrasto all’evasione dell’Iva. Per quanto riguarda le pensioni, infine, si pensa ad un parziale reintroduzione della tredicesima per gli assegni più bassi per un costo stimato in 600 milioni.
(di Chiara De Felice/ANSA)

Lascia un commento