Lo sfidante musulmano Buhari vince le presidenziali in Nigeria

NIGERIA: IL MUSULMANO BUHARI VERSO LA PRESIDENZA

ROMA. – Un generale musulmano, dittatore nei primi anni Ottanta, è stato eletto presidente della Nigeria, battendo il presidente uscente Goodluck Jonathan e portando per la prima volta in modo democratico l’opposizione al potere nel più popoloso Paese africano. Jonathan, che fino all’ultimo è stato in corsa durante il conteggio seppure alla fine sopravanzato di oltre 2 milioni di voti, ha riconosciuto la vittoria del rivale, congratulandosi con lui quando in serata Buhari ha “sfondato” la soglia magica del 50% dei voti totali. Al momento di proclamare la propria vittoria il generale Buhari aveva detto di temere i “trucchi” del governo. Poi la tensione è calata con la resa di Jonathan e il portavoce del partito di Buhari, l’All Progressive Congress (Apc), gli ha concesso l’onore delle armi: Jonathan “resterà per sempre il nostro eroe per questo gesto. La tensione calerà decisamente”. E la festa è esplosa, soprattutto negli stati del nord, a maggioranza musulmana, e negli stati dell’ovest dove Buhari ha vinto. Ma non nella capitale Abuja, dove si temono violenze da parte dei sostenitori del cristiano Jonathan e del Pdp (People’s Democratic Party), che resta in testa negli stati petroliferi e cristiani del sud e in quelli del centro. Buhari per vincere ha dovuto anche ottenere il 25% dei voti in 24 dei 36 stati oltre che nella regione della capitale federale: un risultato che fino all’ultimo accomunava entrambi i candidati. Quando Jonathan ha gettato la spugna i due candidati avevano rispettivamente circa 15 e 12,8 milioni di voti. Buhari, che è riuscito a portare quasi tutta l’opposizione unita in un “partito-coalizione” dopo decenni di divisioni, in campagna elettorale si è presentato, proprio perché ex militare ed ex uomo forte, come il più adatto a sconfiggere il terrorismo sanguinario di Boko Haram. Le minacce dei fondamentalisti avevano costretto a rimandare le elezioni di sei settimane per garantire un minimo di sicurezza anche negli stati dove imperversano gli integralisti islamici. Una situazione che Jonathan, agli occhi di molti nigeriani, è sembrato affrontare finora in modo superficiale e inadeguato. Buhari, 72 anni, che ha governato a capo di una giunta nel 1984-85 con il pugno di ferro prima di essere rovesciato dai suoi stessi militari, si è presentato come militare in pensione dalla vita austera, uomo di solidi principi e convertito da tempo al credo democratico. E malgrado l’ombra di qualche broglio in fase di scrutinio, denunciata anche da Stati Uniti e Gran Bretagna, i nigeriani, stando agli umori raccolti da molti osservatori e corrispondenti, hanno avuto per la prima volta la sensazione di aver partecipato a un’elezione veramente democratica. Che, da quando la Nigeria ha guadagnato l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1960, sembra poter archiviare mezzo secolo di storia travagliata, segnata da colpi di stato, elezioni truccate, violenza etnica e interreligiosa e infine dal terrorismo di Boko Haram, che ha fatto migliaia di morti.

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