Ucraina: comunismo come nazismo, una legge ne vieta i simboli

Crisis in Ukraine

MOSCA. – Il Comunismo come il Nazismo: alla vigilia del 70/mo anniversario della vittoria delle forze alleate su Hitler – pagato a caro prezzo dall’Urss – l’Ucraina equipara i due sistemi totalitari con una legge destinata a far discutere non solo in patria, dove le minoranze russofone continuano a sentirsi legate al retaggio sovietico, ma anche in Russia, erede di una storia di cui molti vanno ancora fieri contrapponendola a quella nazista. E soprattutto in Israele, dove il direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme, Efraim Zuroff, l’ha subito definita “una decisione oltraggiosa”, una “grande bugia che trasforma i carnefici in vittime”. La decisione del parlamento ucraino – ha denunciato Zuroff parlando con l’ANSA da Gerusalemme – “cerca di deviare l’attenzione dai crimini dell’Ucraina durante la Shoah ed equipara falsamente nazismo e comunismo”. “A questo proposito, l’Ucraina è solo l’ultima delle ex repubbliche sovietiche post-comuniste, guidate dai Paesi Baltici, a far passare una tale legislazione”, ha deplorato l’ex collaboratore e successore di Simon Wiesenthal, storico ‘cacciatore’ di criminali nazisti e collaborazionisti, polemizzando con il neo-nazionalismo di Kiev. Parole che non trovano eco nell’attuale maggioranza della Rada, il parlamento ucraino, che ha approvato con largo consenso un progetto di legge governativo che mette sullo stesso piano comunismo e nazismo vietando allo stesso titolo la diffusione e l’uso dei loro simboli (salvo a scopo educativo, scientifico e nei cimiteri) e la negazione pubblica del loro carattere “criminale”. Addio quindi a falce e martello (simbolo ancora dell’Aeroflot) e inno sovietico, ma anche ai monumenti e alla targhe commemorative di responsabili comunisti, nonche’ ai nomi di localita’, strade e fabbriche intitolate a ex dirigenti sovietici. Per i trasgressori sono previsti sino a 5 anni di reclusione (10 per i pubblici ufficiali). ”Con questa legge il regime totalitario comunista esistente in Ucraina dal 1917 al 1991 viene riconosciuto come criminale e artefice di una politica di terrore statale”, recita un passaggio della legge, che dà la stessa definizione per il nazismo. Di fatto il partito comunista ucraino diventa illegale, ma qualche effetto simbolico ricade pure sulle forze paramilitari e ultranazionaliste impegnate prima a Maidan e poi nella guerra del Donbass contro i separatisti filorussi, che hanno spesso esibito simpatie e insegne naziste, come la croce celtica o il dente di lupo al rovescio. Tanto da indurre Mosca a evocare la minaccia nazista e a bollare il nuovo governo ucraino come la “junta di Kiev” Ma dopo la rivolta del Maidan, l’annessione russa della Crimea e il conflitto nell’est del Paese, Kiev ha deciso di voltare completamente le spalle al “Paese aggressore”, prendendo le distanze almeno da un pezzo del comune passato storico: quello sovietico. Tanto da cancellare oggi anche la definizione di epoca staliniana ‘Grande guerra patriottica’, sostituita da quella piu’ convenzionale di ”seconda guerra Mondiale”, e da istituire, accanto alla tradizionale ricorrenza del 9 maggio – data in cui si celebra il trionfo sovietico contro Hitler – una giornata della memoria e della riconciliazione, fissata per l’8 maggio, quando è l’Occidente a ricordare la fine del nazismo. Oggi la Rada ha deciso anche di aprire a tutti i suoi cittadini gli archivi segreti degli organi repressivi del regime totalitario comunista, ultimo in ordine di tempo il Kgb. E ha approvato una legge che prevede uno status giuridico e la commemorazione di tutti coloro che hanno partecipato alla “lotta per l’indipendenza dell’Ucraina nel XX secolo”, dalla rivoluzione bolscevica del 1917 al 24 agosto 1991, giorno della proclamazione dell’indipendenza dall’Urss: tra questi figurano i combattenti della cosiddetta ‘Armata Insurrezionale d’Ucraina’ (Upa), il movimento nazionalista accusato di collaborazionismo con la Germania nazista e nello sterminio degli ebrei. Il primo in Ucraina a equiparare il regime comunista a quello nazista fu l’ex presidente Viktor Iushenko, oggi in disgrazia, rileggendo come “genocidio” la “grande fame” del 1932-33: frutto della collettivizzazione staliniana che nelle campagne ucraine causò milioni di morti. Ora l’equazione e’ legge.
(di Claudio Salvalaggio/ANSA)