Lavoro: più contratti stabili ma le assunzioni totali restano ferme

Susanna Camusso ad Ancona

ROMA. – Aumentano le assunzioni a tempo indeterminato e diminuiscono quelle con contratti precari ma nel complesso i nuovi contratti restano a livello di quelli dell’anno scorso: secondo i dati diffusi dall’Inps le assunzioni (escluso il pubblico impiego, il lavoro domestico e gli operai agricoli), nei primi due mesi del 2015 sono state 968.883, appena 13 in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Non si può per ora dire che l’occupazione sia rimasta al palo perché mancano i dati sulle ”cessazioni”, ovvero quelle sui contratti che nel periodo si sono interrotti. Se le cessazioni fossero meno di quelle dell’anno scorso, infatti, l’occupazione risulterebbe in aumento.

I dati non risentono invece ancora delle norme sul contratto a tutele crescenti del del Jobs act perché entrato in vigore a inizio marzo. E se il dato sulle assunzioni a tempo indeterminato è positivo (+20% tendenziale) soprattutto grazie agli incentivi previsti dalla legge di stabilità (decontribuzione Inps per un triennio con un tetto di 8.060 euro) non è altrettanto significativo quello sulle assunzioni totali, rimaste al palo rispetto all’anno scorso a causa della diminuzione dei contratti precari.

Per la leader della Cgil, Susanna Camusso, è “evidente la propaganda che è stata fatta rispetto al fatto che eravamo di fronte a chissà quali nuovi cambiamenti e assunzioni, mentre, invece, continua un processo di sostituzione”, e non di creazione di nuova occupazione; i Inps, aggiunge, “mi pare che siano la conferma che si stanno spendendo molte risorse per tenere lo stesso livello di occupazione e, quindi, per un Paese che non ha risorse sia un errore”.

“E’ solo riciclaggio di posti di lavoro – ha detto il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo – l’occupazione è ferma”. Le assunzioni a tempo determinato complessive nel bimestre sono state 307.582 (+20,7%) mentre le conversioni a tempo indeterminato di contratti a termine sono state 78.287, l’11,2% tendenziale in meno. Le trasformazioni di contratto di apprendistato sono state 17.517 con un aumento del 7,4%. Se si considerano le tre tipologie sono 403.386 i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato stipulati nel primo bimestre dell’anno (+12,3%). La quota di lavoro stabile sul totale aumenta dal 37,1% al 41,6%.

Per le assunzioni a termine c’è stato un calo del 7% (a 531.856) mentre le assunzioni in apprendistato sono diminuite dell’11,3% a 33.641 unità. ”L’occupazione non è aumentata – ha detto Barbagallo – c’è stato solo un riciclaggio di posti di lavoro. E’ meglio, lasciare da parte i trionfalismi, attendere che passi un tempo adeguato per un’analisi corretta e, soprattutto, mettere in campo politiche economiche e di investimento che agevolino la ripresa. Perché senza una solida prospettiva di crescita del mercato interno – avverte – nessuna azienda assume “strutturalmente” a tempo indeterminato: piuttosto, si lasciano tutte una via di fuga, restando alla finestra in attesa che cambi davvero il verso dell’economia”.

Più positivo il commento della Cisl: “i segnali che arrivano dalla lettura dei dati Inps sul primo bimestre del 2015 – dice il segretario confederale Gigi Petteni – possono essere definiti decisamente positivi, quantomeno in questa prima fase. Non si può non riconoscere che gli sgravi contributivi hanno prodotto buoni risultati contrariamente a quanto hanno sostenuto altri con qualche gaffe mediatica”.

Intanto la prossima settimana arrivano in Parlamento i decreti legislativi di attuazione del Jobs act sulle tipologie contrattuali e la conciliazione lavoro famiglia. Le nuove norme saranno esaminate dalla Commissione lavoro del Senato mercoledì e da quella della Camera giovedì. (di Alessia Tagliacozzo/ANSA)