Expo, Renzi: teppistelli, figli di papà. Milano si rimbocca le maniche

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MILANO. – Il giorno dopo gli scontri di Milano, Matteo Renzi bolla come teppistelli i black bloc che hanno messo a ferro e fuoco la città. “Gli italiani sanno benissimo da che parte stare: hanno sciupato la festa? Hanno cercato di rovinarcela. Ma quattro teppistelli figli di papà non riusciranno a rovinare Expo. E Milano è molto più forte come spirito e determinazione di quello che questi signori pensano”.

Intanto i milanesi si sono rimboccati le maniche. La grande festa e la guerriglia di un numeroso gruppo di black bloc che hanno tentato di rovinare l’inaugurazione dell’Expo e la Maydayparade, una manifestazione pacifica indetta sui temi del lavoro e i diritti, ieri. L’orgoglio della città e dei milanesi, oggi. Già dopo poche ore cittadini, personale e mezzi del Comune avevano iniziato i primi lavori di ripristino e, in alcuni casi anche prima dell’apertura dei negozi, in tanti si sono rimboccati le maniche per ripulire le vie dei quartieri della città devastate dalla protesta.

Si valutano e si contano i danni, ingenti, anche se per ora una stima complessiva non è stata ancora fatta. Intanto i giudici sono al lavoro: l’ipotesi di reato al centro dell’inchiesta della Procura di Milano, che dovrà accertare le responsabilità per i violenti disordini, è quella di “devastazione”, che prevede pene fino a 15 anni di carcere.

Le forze dell’ordine, coordinate dal pm di turno Piero Basilone, hanno arrestato in flagranza 5 persone per i reati di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni, getto pericoloso di cose e oltraggio. Ora, però, le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, capo del pool antiterrorismo (di cui fa parte anche il pm Basilone), dovranno accertare le responsabilità di tutti quegli ‘incapucciati’ che hanno messo a ferro e fuoco la città, bruciando macchine, negozi e filiali di banche, devastando vetrine e lanciando pietre, bombe carta e molotov.

Al momento, al vaglio degli inquirenti ci sono almeno una decina di altre posizioni, oltre alle persone già arrestate, e l’ipotesi di reato su cui i pm si stanno muovendo è quella di “devastazione”, prevista dall’articolo 419 del codice penale. Un reato che prevede pene comprese tra un minimo di 8 anni e un massimo di 15 anni di carcere. Nel frattempo, oltre al lavoro investigativo e di indagine, gli inquirenti dovranno chiedere la convalida degli arresti effettuati ieri e le misure cautelari per i cinque antagonisti finiti in carcere.

La cronaca degli scontri: Alla mattina le celebrazioni per l’inaugurazione di Expo 2015, al pomeriggio la rabbia dei No Expo, o meglio di una frangia violenta dei contestatori dell’Esposizione universale, che hanno rovinato la festa per l’apertura della manifestazione.

L’entrata in scena dei gruppi anarchici più radicali (i cosiddetti black-bloc arrivati a centinaia a Milano da Francia, Germania, Spagna e mezza Italia) temuta fin dai giorni scorsi, si è puntualmente avverata: i gruppi di manifestanti vestiti di nero, distribuiti in vari punti del corteo, hanno spaccato fioriere e vetrine dando fuoco ad auto e cassonetti, lanciando oggetti e molotov contro le forze dell’ordine. Due ore abbondanti di guerriglia urbana, alla quale la polizia ha risposto con il lancio di 400 lacrimogeni, un numero che da solo fotografa i disordini.

“Un grande grazie alle forze dell’ordine e a tutto il sistema della sicurezza milanese: dal prefetto al questore e a tutti quelli che hanno cooperato. Hanno evitato il peggio con intelligenza e fermezza” ha commentato in serata il ministro dell’interno Angelino Alfano. “La tattica di ordine pubblico adottata a Milano – ha spiegato il ministro – ha infatti evitato il peggio. La giornata inaugurale di Expo non è stata macchiata dal sangue né dei manifestanti ne’ delle Forze dell’Ordine. E adesso massima durezza contro questi farabutti col cappuccio”.

La Questura ha interpretato con grande lucidità gli avvenimenti, da un lato usato i lacrimogeni per tenere a distanza i manifestanti evitando il più possibile il contatto e le cariche, ma dall’altro non si è fatta “sviare”, per usare le parole del questore, Luigi Savina, dal tentativo di far sparpagliare le forze dell’ordine per poi approfittare di un varco verso il centro lasciato incustodito. L’obbiettivo dei black-bloc, infatti, era di portare la devastazione in Duomo, o all’Expo Gate, e per questo motivo lo schieramento di polizia e carabinieri, già imponente, si era concentrato non tanto davanti e dietro al lunghissimo corteo, molto partecipato, ma nelle vie che potevano condurre verso il centro.

Il primo confronto si è avuto in piazza Resistenza Partigiana, un varco chiuso perfino con alte reti di ferro, camioncini, molti agenti, e difeso con gli idranti. Poi in largo D’Ancona, dove i tafferugli sono durati a lungo, spostandosi verso Cadorna, nei pressi della basilica di Santa Maria delle Grazie – uno dei simboli di Milano – e poi Conciliazione.

Due ore interminabili, che hanno lasciato dietro di sé decine di auto bruciate, barricate, gente spaventata, e molte persone con irritazioni alla gola per l’uso dei lacrimogeni. Prime fra tutte quelle che si trovavano nella seconda parte del corteo, che hanno dovuto interrompere il cammino in via Carducci, ormai impraticabile per l’aria resa irrespirabile da fumogeni, lacrimogeni e il fumo nero delle auto incendiate.

Ad un certo punto i ‘blocchi neri’ hanno cominciato a cambiarsi in massa, mischiati in mezzo ad altri compagni di corteo. Sull’asfalto di alcune strade, alla fine, sono rimaste decine di tute, felpe, magliette, ovviamente nere, e ogni genere di accessorio del teppista, come ginocchiere, bombe carta, occhiali protettivi, kit per lenire l’irritazione agli occhi da lacrimogeni, passamontagna, perfino maschere antigas.

“In momenti come questi bisogna evitare di perdere il controllo della situazione ma occorre tenere grande saldezza di posizione” ha dichiarato il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca che ha convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza per fare il punto sui disordini.

Alla fine il bilancio dei numeri è di 11 feriti tra le forze dell’ordine e di 10 antagonisti accompagnati in questura (uno è stato fermato in flagranza da due agenti in borghese in mezzo ai tafferugli). Ma la ferita alla città, in quello che doveva essere un giorno di lustro e orgoglio, è ben più grave della ferita fisica lasciata lungo i marciapiedi.

La ferma condanna del capo dello Stato: Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si legge in una nota – ha espresso la sua “ferma condanna della violenza teppistica” avvenuta nel corso della manifestazione di protesta a Milano. Violenza “tanto più esecrabile – ha detto – in quanto rivolta contro un evento che ha come obiettivo la nutrizione del pianeta, la lotta alla fame e alla denutrizione e un ordine mondiale fondato su una maggiore equità tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo”.

Mattarella ha espresso “la sua piena solidarietà ai cittadini di Milano, vittime di pesanti danneggiamenti, e alle forze dell’ordine che hanno fronteggiato i violenti con responsabilità e grande senso del dovere”. Dal Presidente della Repubblica sono arrivati anche “gli auguri di piena e rapida guarigione per gli agenti rimasti feriti” e l’auspicio che “i responsabili delle violenze siano assicurati al più presto alla giustizia”.